La combinazione è di quelle letali, il trionfo del “politicamente corretto” più ottuso: Elly Schlein da una parte, Chiara Valerio dall’altra. Un mix “alla francese” che, per dirla con le parole di Concita De Gregorio (non certo una maschilista né una fascista) potrebbe decretare la morte della sinistra. E il tema su cui la segretaria del Pd e la scrittrice, collaboratrice di Unità e Domani oggi a Repubblica (perfetto cursus honorum, insomma) dibattono indirettamente sul palco della rassegna Testaccio Estate è ad altissimo rischio di strumentalizzazione politica: la violenza sessuale di cui è accusato Leonardo Apache La Russa, figlio del presidente del Senato ed esponente di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa. Lo sguardo però delle due si fa “filosofico” e si allarga a una critica alla destra, tout-court.
“Le parole di La Russa fanno un danno culturale”, attacca la Schlein che ieri aveva definito “disgustose” le dichiarazioni del presidente del Senato convinto dell’innocenza del figlio. “Ci dovrebbero spiegare perché questo governo continua a discriminare le persone per quello che sono anziché per quello che fanno. L’unico modo per contrastare questa mascolinità tossica è sradicarla prima che sia troppo tardi. In questo Paese va fatto qualcosa che non si è mai fatto: un grande investimento nell’educazione alle differenze a partire dalle scuole”. Dal rapporto uomo-donna, alle discriminazioni nei confronti delle persone di sesso femminile, per terminare ai diritti delle coppie omosessuali, nel calderone della Schlein finisce tutto.
“Si possono educare le persone come i cavalli – le dà man forte la Valerio -, ma si possono educare le persone insegnando a fare le domande. Questo chiaramente è più dispendioso, ma la democrazia è dispendiosissima, ci vuole tempo. La dittatura invece è facile”.
E sulla scuola, Elly chiude in bellezza: “C’è stata una sottovalutazione quando abbiamo rivisto emergere chi, nostalgico del fascismo, ha rialzato la testa. Non si è avuto il coraggio di dire che l’Anpi ha ragione: le organizzazioni neofasciste vanno sciolte. Invece mano a mano ci siamo ritrovati al governo dei nostalgici. La chiave per arginare queste derive è nell’educazione e dunque nella scuola”. Educazione o rieducazione?
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