Un nuovo rapporto declassificato conferma che l’intelligence Usa rimane divisa sull’origine del Covid, e non in grado quindi di affermare in modo certo se il virus ha avuto un’origine naturale o è stato creato in un laboratorio. “Tutte le agenzie continuano a ritenere che sia l’ipotesi naturale che quella del laboratorio rimangono plausibili per spiegare la prima infezione umana” da coronavirus, si legge nel rapporto di 10 pagine dell’Ufficio del direttore della National Intelligence.
Se il National Intelligence Council ed altre quattro agenzie di intelligence propendono per l’ipotesi dell’esposizione ad un animale infetto, il dipartimento dell’Energia e l’Fbi invece considerano più plausibile l’incidente in un laboratorio cinese. Mentre la Cia non si sbilancia tra le due ipotesi, sottolineando che entrambe “si fondono su supposizioni valide e fronteggiano sfide a causa di notizie contrastanti”.
Su una cosa però tutte le agenzie concordano cioè sul fatto che il virus non è stato prodotto come arma biologica e “quasi tutte” ritengono che non sia stato geneticamente modificato.
Nel rapporto si analizza l’attività del laboratorio di virologia di Wuhan, la città cinese dove è scoppiata la pandemia, al centro dell’ipotesi dell’incidente di laboratorio. E si descrive come tra il 2017 e il 2019 il laboratorio ha finanziato e realizzato una ricerca in collaborazione con i militari cinesi per aumentare le conoscenze su agenti patogeni e la capacità di difesa e biosicurezza.
La ricerca “comprendeva il lavoro con diversi virus, compresi coronavirus, ma nessun di quelli di cui si ha conoscenza potrebbe essere considerato in modo plausibile il progenitore del Covid”, conclude il rapporto.ADNKRONOS