Alluvione Emilia Romagna, Bonaccini chiede i miliardi per salvare la poltrona

Bonaccini e Meloni

Emilia Romagna, mentre gli alluvionati aspettano ecco la cortina fumogena per nascondere le responsabilità. Il governo dovrebbe pagare ma senza conoscere l’elenco degli interventi. E fra un anno si vota per la Regione

di Antonio Amorosi per www.affaritaliani.itGli 8,8 miliardi di euro chiesti al governo e il ruolo di commissario straordinario all’alluvione sono la partita della vita per Stefano Bonaccini. Lo sa il governatore dell’Emilia Romagna, uscito con le ossa rotte dalla scalata nazionale al Pd e ancora peggio dalla devastazione della Romagna di circa un mese fa. Lo sa tutto il Pd emiliano romagnolo, lo sa il neo segretario nazionale del Pd Elly Schlein e soprattutto l’unico vero leader della sinistra italiana, Sergio Mattarella.

Le opere di contenimento mai costruite, i soliti fiumi esondati ma questa volta in modo imponente, l’assenza di rinforzo degli argini, le vasche di laminazione non costruite, i torrenti mai puliti e il territorio abbandonato, non sono un bel biglietto da visita nella gestione del territorio per il Pd.

Non è servito l’Imperial College, forse l’Università che in scienze ed ingegneria è la più accredita al mondo, a spiegare che il disastro non è colpa del cambiamento climatico, ma della cattiva gestione del territorio per natura alluvionale. Sono bastati i media amici al grido: seppellisci, manipola e mandala in vacca. Una cortina fumogena a canali unificati che non va mai nel merito delle mancate opere e della sciatteria del gruppo dirigente al governo della Regione ma si appella ai comunicati stampa a valanga dei vari luogotenenti al seguito del partitone.

Il Pd emiliano romagnolo non deve morire, neanche dopo questo disastro, è questo il motto: va messa una bella ipoteca sulla stima reale che potrà fare il commissario nominato e soprattutto quell’uomo deve essere Bonaccini, altrimenti siamo morti.

Altrimenti chissà che cosa potrebbe accadere. Anche perché fra un anno si vota per le regionali. Così giovedì scorso, Bonaccini e company, si sono presentati al tavolo di Palazzo Chigi con la stima provvisoria dei danni post alluvione: “8,8 miliardi di euro”, di cui “1,8 miliardi necessari per riparare gli argini, i reticoli e le strade prima dell’autunno”. Tra urgenze e impegni il Pd ha battuto i pugni sul tavolo.

In sintesi servirebbero circa 4,3 miliardi di euro per fiumi, strade e infrastrutture pubbliche, 2,1 miliardi per i danni subiti dai privati, 1,2 miliardi per le imprese e 1,1 miliardi di danni all’agricoltura, tra perdite di produzione, ripristini fondiari, i terreni persi e animali coinvolti. In più la nomina di Bonaccini commissario è un priorità assoluta. Chi meglio di lui potrebbe riparare gli errori commessi in passato e spalmare il denaro per realizzare opere che sulla carta dovevano già essere fatte? Sulla falsa riga della gestione post terremoto del 2012 va ripetuto il refrain: fare tutto in famiglia. Ma allora a Roma c’era un governo amico con il Pd a direzionarlo, ora c’è Giorgia Meloni.

Alla richiesta governativa di esibire l’elenco degli interventi, perché nessuno al governo ha ricevuto nulla di ufficiale a distanza di un mese dall’alluvione, la Regione ha fatto spallucce, rispondendo che avrebbe inviato le carte giovedì stesso. Ma a distanza di 5 giorni, da giovedì scorso, l’elenco non è ancora pervenuto a nessuno, né al governo né alla Protezione Civile nazionale. I soldi vanno dati sulla fiducia. La superiorità morale conta. Ma il governo sembra non sentirci. Così il clima di fraterno rispetto tra istituzioni, centrale e regionale, tenuto anche al di là del buon senso in queste ore è inziato a scricchiolare. Nel profluvio di comunicati stampa della sinistra che ogni giorno accusano il governo di mancati aiuti agli alluvionati mai una parola sul disastro annunciato e sulle responsabilità di chi ha gestito in modo approssimativo il territorio.

Nella partita a scacchi però non ci sono solo i protagonisti della prima linea ma anche vari consiglieri e le figure esterne, come il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il neo segretario nazionale Elly Schlein che giocano ruoli diversi in una guerra che è già al fulmicotone. Intanto gli alluvionati aspettano…

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