(https://www.secoloditalia.it) – Tre europarlamentari del Pd, l’ex-governatrice del Piemonte, Mercedes Bresso, Massimiliano Smeriglio, eurodeputato indipendente dell’S&D ed ex-vicepresidente della Regione Lazio nella giunta Zingaretti e, infine, l’ex-sindaco di Milano, il penalista Giuliano Pisapia, hanno votato contro un emendamento della Lega, che non è quindi, passato per una manciata di voti, teso a ribadire e rafforzare la richiesta al Nicaragua di estradizione immediata di Alessio Casimirri, l’unico terrorista italiano ancora latitante del commando che rapì e uccise Aldo Moro e la sua scorta.
Nell’emendamento, bocciato, il Parlamento Europeo “ribadisce la sua richiesta di estradizione immediata di Alessio Casimirri, terrorista italiano fuggito e attualmente residente a Managua sotto la protezione del governo nicaraguense, in Italia, dove dovrà scontare in via definitiva sei ergastoli per il suo comprovato coinvolgimento nel sequestro di Aldo Moro (…), e l’assassinio delle sue guardie il 16 marzo 1978 a Roma, e l‘uccisione di Moro 55 giorni dopo“.
Dal roll call, risulta il voto contrario dell’eurodeputata italiana Pd del gruppo S&D Mercedes Bresso, la quale ha votato contro, sostiene, per errore così come dice anche il penalista Giuliano Pisapia.
Quanto a Massimiliano Smeriglio, eurodeputato indipendente dell’S&D, spiega all’Adnkronos di aver seguito le istruzioni del gruppo e che, in linea generale, non vota per “emendamenti strumentali ed ineseguibili” delle destre.
L’emendamento sull’estradizione di Casimirri viene “presentato 3/4 volte l’anno, senza grandi risultati“, osserva, e il gruppo S&D aveva dato indicazione di votare contro tutti gli emendamenti presentati da Ecr e Id.
“E’ evidente che si sta ripetendo lo stesso copione che abbiamo visto in Francia con gli ex-terroristi rossi che non vengono consegnati all’Italia – ribatte sdegnato l’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Vincenzo Sofo che è nella cosiddetta Commissione Libe, l’organismo del Parlamento Europeo che si occupa di libertà civili, affari interni e giustizia. – Vorrei sottolineare un aspetto: questa sinistra sempre pronta a reclamare giustizia e, poi, quando si tratta di votare per una innegabile questione di giustizia la ostacola. Una situazione odiosa. Dopo tanto tempo è ora di chiudere con quel passato. Fa ridere sentirli parlare di errore. L’emendamento era chiarissimo. E se anche avessero votato contro per errore, avrebbero potuto correggerlo. Non lo hanno fatto”, taglia corto Sofo inchiodandoli alle loro responsabilità.
Amaro e rassegnato il commento di Giovanni Ricci, figlio di Domenico, uno dei carabinieri uccisi dalle Br a via Fani , che commenta con l’Adnkronos la bocciatura al Parlamento Europeo da parte della sinistra dell’emendamento per l’estradizione di Alessio Casimirri dal Nicaragua: “sarei disposto anche ad accettare che i brigatisti di via Fani non scontino nemmeno un giorno di pena purché possano dire la loro su quanto è successo e sentire le loro affermazioni”.
“Non chiedo di vederli in carcere, chiedo che le loro dichiarazioni vengano assunte ai magistrati per dare una verità storica oggettiva dei fatti – spiega Ricci. a cui i Br hanno ammazzato il padre. – Si sapeva che non avrebbero concesso l’emendamento per l’estradizione. L’Italia non ha un trattato bilaterale con il Nicaragua né tantomeno altri paesi della Comunità Europea, c’era da aspettarselo. Sono passati più di 45 anni dall’attentato, ormai chi ha dovuto scontare gli anni li ha scontati, invece chi è all’estero non vuole passare dalla giustizia italiana”, ha concluso il figlio del carabiniere Ricci.
“La ‘scusa’ del tempo passato rimane rilevante e continua a mietere ingiustizia contro chi di quella Giustizia ha fame da oltre 40 anni. – riflette, con l’AdnKronos, Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi, l’orefice ucciso nel 1979 dai terroristi dei Pac. – È assurdo e ormai senza clamore, i soliti esponenti e paladini dei diritti ad oltranza patteggiano e votano a favore dei carnefici che vivono liberi beffandosi del dolore attribuito in quel passato che risuona come i battiti delle campane nel cuore delle vittime, le solite, le uniche a pagare il dazio su quella bilancia. L’indegno non ha fine quando si vuole difendere una bandiera insanguinata“.