Milano, caos in Procura: uno dei pm indagato per pedopornografia

giudice indipendenza dei giudici

(www.ilgiornale.it) – È uno dei tanti peones della giustizia, i magistrati avventizi e pagati a cottimo sulle cui spalle grava buona parte del carico dei processi considerati di scarsa importanza. Da una manciata di giorni, il viceprocuratore onorario – questa la denominazione ufficiale dell’incarico – in servizio nel Palazzo di giustizia di Milano è al centro di una delicata inchiesta per pedopornografia. Il suo nome è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Brescia che è competente per i reati commessi dai magistrati in servizio a Milano: sia che si tratti di toghe a tempo pieno che di precari della giustizia quali sono i Vpo.

La voce secondo cui un magistrato onorario era finito sotto accusa circolava a Milano già dagli ultimi giorni della scorsa settimana, e si era anche sparsa la notizia secondo cui nei confronti del sospettato erano scattati gli arresti domiciliari. Ieri, anche se non vengono forniti dettagli, arrivano conferma e chiarimenti: l’indagine esiste, il pm è indagato ma nei suoi confronti per ora non sono stati disposti provvedimenti restrittivi.

Tra i pochi dettagli c’è che si tratterebbe di una figura assai nota nelle aule dove si svolgono i processi considerati «minori»: quasi tutte al piano terreno del palazzo di giustizia milanese ospitano sia le convalide degli arresti avvenuti nella notte da parte delle Volanti sia i giudizi per direttissima. In queste aule si fronteggiano i gradi meno elevati del mondo giudiziario: da una parte avvocati quasi sempre d’ufficio, dall’altra procuratori onorari sommersi da decine di fascicoli in cui si orientano a fatica. L’accusato di pedopornografia è uno tra i più noti ed esperti tra i Vpo in servizio a Milano, noto anche per una apprezzabile solerzia e indipendenza di giudizio.

Ma ora sull’uomo si abbatte una accusa che mette a rischio la sua carriera, oltre ad esporlo a un processo penale dove le pene previste sono assai severe. A imbattersi in lui sarebbe stata la stessa Procura di Milano, che alla lotta contro la pornografia infantile dedica una squadra apposita del Quinto dipartimento, che si occupa di «soggetti deboli», guidato dal procuratore aggiunto Letizia Mannella. Indagando su una rete di maniaci sessuali, e risalendo a ritroso dagli indirizzi informatici dei partecipanti allo scambio di immagini di bambini sessualmente esplicite, gli inquirenti sarebbero arrivati alla casella dell’uomo. Lo hanno identificato, e qui è arrivata la sorpresa: si trattava di un magistrato, seppure onorario, in servizio nella stessa Procura.

A quel punto la dottoressa Mannella non ha potuto fare altro che sospendere l’indagine perché il codice parla chiaro: una Procura non può indagare sui suoi stessi componenti. Il nome del Vpo è stato stralciato dal resto dell’indagine e trasmesso a Brescia, dove il capo della Procura locale Francesco Prete lo ha assegnato a uno dei suoi pm. Indagine ancora agli inizi, responsabilità ancora da accertare, ma intanto una nuova, ennesima grana per una Procura che fatica a tornare alla normalità.