Migranti, UE: spunta l’ipotesi di quote massime nazionali

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BRUXELLES – Uno dei principi cardine sui quali i 27 Stati membri dell’Ue stanno lavorando per arrivare ad un accordo sul nuovo Patto per la migrazione è quello d’istituire una formula – calcolata sulla base di dati oggettivi e condivisi – per definire “la capacità adeguata” di ogni Paese nell’ospitare i migranti (e la relativa applicazione delle “procedure di frontiera” d’identificazione). A questo meccanismo dinamico, che terrebbe in conto i flussi d’ingresso e di uscita, si affiancherebbe “un tetto annuale”. Quote e soglie sarebbero funzionali a far scattare gli interventi di “solidarietà obbligatoria” da parte degli altri Stati.

Il principio – sottolineano fonti diplomatiche – è ancora “oggetto di discussione” ai tavoli negoziali e rientra nel metodo di lavoro concordato tra i 27 secondo cui “nulla è deciso sinché tutto è deciso”. Anche perché il Patto sulla migrazione è un mosaico molto complesso composto da varie tessere legislative, come direttive, raccomandazioni e regolamenti. Una bozza di mediazione proposta dalla presidenza – di cui l’ANSA ha preso visione – indica chiaramente che è necessario “raffinare ulteriormente l’equilibrio tra solidarietà e responsabilità” e che “si deve tenere conto della particolare posizione geografica degli Stati membri di frontiera”.

Il testo ad ogni modo esclude che i ricollocamenti saranno mai resi “obbligatori”, benché siano previsti tra le misure di solidarietà insieme ai “contributi finanziari” e a non meglio precisati “altri interventi”. Come ha già precisato la presidenza svedese, infatti, si lavora per rendere obbligatorio “il principio di solidarietà” e non una misura a favore di un’altra. I negoziati – precisa una fonte diplomatica – procedono serrati per arrivare al prossimo Consiglio Affari Interni – previsto l’8 giugno in Lussemburgo – con una posizione il più possibile condivisa, in modo da centrare l’obiettivo di chiudere il mandato negoziale del Consiglio e poter avviare il trilogo con Commissione e Parlamento, perlomeno sulla parte che riguarda la gestione dell’asilo e della migrazione.

“Il principio su cui si orientano al momento i negoziati sul nuovo Patto per la migrazione è che gli Stati membri dell’Ue devono sostenere i Paesi di primo ingresso ma le forme di questo sostegno possono variare e i ricollocamenti non saranno obbligatori”. Aveva ribadito questa mattina un portavoce della Commissione Europea. In altre parole, come ha già chiarito ieri la presidenza svedese, ad essere obbligatorio sarà il “principio di solidarietà”.
ANSA EUROPA