Chiara Danieli, campionessa di karate morta a 21 anni per un ‘male misterioso’

Chiara Danieli

GAVARDO (Brescia) – www.quotidiano.net – “Chiara era sana come un pesce. Non saltava mai un allenamento. La conosco da quando aveva sette anni, me la portavo in giro all’estero. Era sempre in prima fila. E adesso se ne è andata così. E noi non sappiamo ancora il perché”. A Claudio Colombi, il titolare della società sportiva Aishan Dojo Karate, si spezzano le parole in gola mentre parla della morte assurda che l’altra sera si è portata via una sua allieva. Una delle migliori. Chiara Danieli, ventunenne di Gavardo, poco più di 12mila abitanti nell’entroterra gardesano. Una campionessa del tatami, stroncata da un male misterioso che se l’è portata via nel giro di sei mesi di fronte ai medici impotenti, che ancora non hanno capito che cosa le sia successo. Lasciando la madre Nadia, il padre Mauro e il fratello Simone, cestista del Basket Gavardo, atterriti.

Cintura nera dal 2017, Chiara aveva vinto medaglie ai massimi livelli, nelle categorie giovanili, ai campionati italiani, europei e mondiali. Successi che l’avevano resa una punta di diamante delle arti marziali, alle quali aveva iniziato a dedicarsi da bambina, affiancando l’impegno sulle pedane a quello dello studio, prima all’istituto Lunardi di Brescia, dove si è diplomata, e da due anni a questa parte all’Università di Verona. Nel 2019 ecco l’oro agli Europei juniores in Montenegro e il bronzo a Mondiali juniores in Repubblica Ceca, sempre nella disciplina del kata a squadre a fianco delle amiche e colleghe Giorgia Longhena e Valentina Podavini.

Poi, da dietro l’angolo, è spuntato un mostro. Il male senza nome. Lo scorso scorso autunno Chiara ha iniziato a stare male. Era in casa la prima volta in cui si sono palesate delle strane crisi epilettiche. A distanza ravvicinata, in rapida sequenza. Crisi tali da indurla a perdere lucidità, a volte i sensi. Il 31 ottobre è stata ricoverata all’ospedale Civile di Brescia. “La situazione era talmente ingestibile che per evitare che gli attacchi continuassero a ripresentarsi le è stato indotto il coma farmacologico – continua il suo maestro –. Chiara è rimasta sedata per oltre sei mesi. Poi, un paio di settimane fa, si è tentato un risveglio. C’erano piccoli segnali incoraggianti, che aprivano uno spiraglio. Un saluto alla madre. Una stretta di mano. Poi, bum: il peggioramento repentino. Il cuore ha ceduto. Un disastro“.

Era il 5 maggio, venerdì. Di nuovo le parole al maestro si spezzano in gola. L’ingiusto epilogo di lunghi mesi convulsi e costellati dall’ansia, in cui all’ospedale si è tentato di tutto non solo per salvarla, ma anche per individuare quale morbo l’avesse colpita. “I medici erano esterrefatti – continua con un filo di voce Colombi –. A lungo si sono confrontati con i colleghi di Londra per venirne a capo, e si è sperato fino all’ultimo, invece niente. Sono stati degli angeli, le stavano accanto giorno e notte, l’hanno trattata come fosse stata loro figlia, e questo è l’unico sollievo che la famiglia porta con sé”. Il funerale della 21enne è in programma domani: “Il risultato comunque – continua Colombi – è che ancora non sappiamo di che cosa è morta. Non ha idea quanti accertamenti siano stati eseguiti. Si è pensato a qualsiasi scenario, dalla leucemia a qualche forma rara di tumore. L’ospedale ha sollecitato un’autopsia, perché un’altra vicenda come quella di Chiara non deve avvenire mai più”.