Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, è stato assolto dal tribunale di Torino dall’accusa di finanziamento illecito.
È stato invece condannato a quattro mesi il suo ex capo di gabinetto, Claudio Stefanazzi, ora parlamentare Pd, ma per uno solo di due episodi contestati. La stessa pena è stata inflitta all’imprenditore Vito Ladisa. È stato assolto, infine, un altro imprenditore, Giacomo Mescia. Emiliano: “Sapevo sin dall’inizio di queste indagini durate cinque anni di essere completamente innocente”.
Nel mirino i versamenti di alcune aziende
I fatti risalgono al 2017 e si riferiscono a somme versate dalle aziende di Mescia e Ladisa alla Eggers, una società del torinese che curò la campagna elettorale di Emiliano per le primarie del Pd. Secondo la procura subalpina si trattò di un finanziamento occulto.
Il giudice Alessandra Salvadori ha ritenuto Ladisa e Stefanazzi responsabili per il pagamento della seconda tranche della somma, avvenuto in ottobre: per il primo versamento ha invece assolto il presidente Emiliano, Stefanazzi e Mescia “per non aver commesso il fatto”.
Emiliano ha sempre detto di non sapere
Emiliano ha sempre affermato di non essere a conoscenza di eventuali irregolarità e di essersi limitato a dare ai collaboratori l’indicazione a onorare il debito con la Eggers. Ai quattro mesi di reclusione per Ladisa e Stefanazzi si aggiunge una multa di 20mila euro. E dopo aver appreso della sentenza il presidente pugliese ha dichiarato: “Il fatto che finalmente il giudice abbia accertato la mia innocenza mi dà una grande gioia, non tanto per me, ma per tutte le persone che mi vogliono bene e soprattutto per la Puglia che rappresento”.
Il giudice: supplemento di indagine a Torino
Dal dispositivo letto in aula dal magistrato si apprende che ci sarà un supplemento di indagine a Torino per la vicenda: il giudice ha disposto fin d’ora la trasmissione alla Procura subalpina delle motivazioni della sentenza perché si valuti la posizione di “ulteriori concorrenti” (non specificati) verosimilmente per il capo d’accusa per il quale sono stati condannati Stefanazzi e Ladisa. Il giudice ha parlato inoltre di “profili di responsabilità penale emersi a carico di ulteriori concorrenti”.
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