L’ideologia demenziale dell’Unione Europea che mette le mani nelle tasche dei cittadini. Ma si può ancora fermare se i politici…
di Antonio Amorosi – www.affaritaliani.it – Mentre Cina, India, USA e Russia inquinano a più non posso noi, continente che inquina molto meno, ci tagliamo direttamente la testa (se non qualcos’altro), grazie al gruppo dirigente che guida la UE. Dal’1 gennaio 2029 non sarà più possibile vendere caldaie a gas in nessun Paese dell’Unione. E chi nelle case ha già una caldaia a gas si dovrà gradualmente adattare al nuovo mercato. Non sarà obbligato a sostituirla ma di fatto se avrà un guasto “si attacca”.
Le nuove caldaie tollerate devono avere un indice di efficienza al 115%. E chi ha le vecchie non troverà i ricambi. Lo stabilisce il Regolamento Ecodesign della UE, discusso il 27 aprile scorso nel silenzio dei grandi media. La nuova misura è contenuta nella revisione del Regolamento che disciplina tali standard in modo così riduttivo da imporre solo alcuni apparecchi come idonei al riscaldamento degli ambienti. Cosa vuol dire? Un terremoto vero e proprio. Almeno 17,5 milioni di abitazioni in Italia sono riscaldate con caldaie a gas.
Nel divieto di vendita delle caldaie non compaiono solo quelle a gas (tutte) e ovviamente a gasolio, ma anche quelle tradizionali alimentate anche da altre fonti, come l’idrogeno. Si dovrà così accelerare la loro sostituzione principalmente con pompe di calore elettriche e apparecchi ibridi formati da pompe di calore più caldaia a gas gestita da una centralina.
Ma la soglia del 115% è un rendimento che nessuna caldaia a gas, a idrogeno, a biometano, a gasolio riesce a raggiungere. Quindi saremo costretti a cambiare caldaia e chi non lo farà si vedrà immediatamente deprezzare il valore della propria abitazione, date le categoria di efficienza energetica applicate.
Chi sosterrà i costi di questa ecatombe se non le famiglie?
Le pompe di calore, tanto amate, sono costosissime e non sempre adatte ad abitazioni o a un sistema immobiliare antico, in molti casi vecchio e poco efficiente dal punto di vista energetico che andrebbe prima rimodernato. Il nostro sistema ha bisogno di anni per un cambio tanto radicale. Da realizzare, oltre tutto, in una fase in cui l’inflazione è alle stelle e il costo dell’energia pure, con gli stipendi italiani che non crescono da 30 anni. Gli abitanti del Belpaese dovrebbero sottoporsi a un ulteriore salasso per modernizzare a spese proprie gli appartamenti e i luoghi di lavoro? In più va ricordato che dall’1 gennaio 2024 i Paesi membri dell’Unione europea non possono più offrire incentivi finanziari per l’installazione di caldaie autonome a gas.
E così dopo l’ideologia delle auto elettriche che sta devastando il mercato delle automobili, lievitate a prezzi impensabili (risultano anche indisponibili agli acquisti se non con tempi biblici) e diventate un bene di lusso, è arrivata l’ora delle caldaie delle casa. Ma se si ha una copiosa disponibilità economica per giocare al piccolo “milionario europeo” il problema è presto risolto.
I Paesi del nord Europa spingono in questa direzione folle senza alcun pre piano di efficentamento delle abitazioni del continente. Per l’approvazione si attende il Parlamento e il Consiglio UE, che non potranno modificare il testo ma dovranno approvarlo o respingerlo. Il Regolamento dovrebbe arrivare sui tavoli entro la fine del 2023 per poi essere pubblicato nel 2024.
La norma Ecodesign, una volta approvata, sarà direttamente applicata negli Stati membri senza provvedimenti di recepimento nazionali. La mazzata per gli italiani è assicurata. Il costo medio di una caldaia a gas è poco più basso quella elettrica che ovviamente pesa un po’ di più sul portafogli, dai 2000 ai 3000 euro. Se moltiplichiamo il prezzo medio per il milione di case sul territorio nazionale in cui intervenire ci troveremmo di fronte a una spesa non inferiore a 43 miliardi di euro. C’è bisogno di aggiungere altro?