Bergoglio chiede agli ungheresi di identificarsi “nello straniero da accogliere”
In visita per la seconda volta in due anni nel Paese, Papa Francesco dice di essere arrivato in Ungheria “come pellegrino e amico” in un territorio “ricco di storia e di cultura” e in capitale, Budapest, “città di ponti e santi”.
Nel corso dell’incontro con le autorità pubbliche e della società civile nell’ex Monastero Carmelitano di Budapest il Pontefice punta il dito contro “la via nefasta delle ‘colonizzazioni ideologiche’, che eliminano le differenze”. La cultura gender, dice il capo della Chiesa, “elimina le differenze e antepone alla realtà della vita concetti riduttivi di libertà, ad esempio vantando come conquista un insensato ‘diritto all’aborto’, che è sempre una tragica sconfitta”.
Nell’Ungheria spesso criticata a livello europeo per la linea adottata contro i diritti della comunità LGBT+, Francesco loda “lepolitiche effettive per la natalità e la famiglia, perseguite con attenzione” nel Paese, e lancia l’appello per un’Europa “dove nazioni diverse siano una famiglia in cui si custodiscono la crescita e la singolarità di ciascuno”.
Alle autorità il Pontefice esorta a una politica che non infiammi gli animi e che si apra all’accoglienza e a “pastori e laici” di evitare di “chiudersi in oasi religiose, comode e tranquille”, ma anche di adeguarsi “ai venti cangianti della mondanità”.
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