(www.ilgiornale.it) – «Buon pomeriggio, ragazze». Per questo saluto, apparentemente innocuo, pronunciato di fronte alla sua classe, per di più in una scuola femminile, in Gran Bretagna, un’insegnante è stata prima richiamata dalla direzione, poi sottoposta a procedimento disciplinare e infine lasciata a casa a scadenza del suo contratto annuale. Succede anche questo nel Regno Unito alle prese con il dibattito e le decisioni istituzionali sulla disforia di genere, il disagio di chi sente la propria identità diversa dal sesso biologico, di chi è nato uomo ma si sente donna o viceversa.
La storia emerge proprio mentre il governo è alle prese con nuove linee guida, che saranno diffuse entro qualche settimana, destinate agli istituti scolastici sul tema degli studenti transgender. Della testimonianza dell’insegnante, riportata da Mail on Sunday e Times, si sa che è stata rilasciata nell’ambito di un lavoro indipendente, commissionato dal Servizio sanitario e condotto dalla consulente pediatra Hilary Cass, ex presidente del Royal College of Pediatrics and Child Health, con l’obiettivo di «formulare raccomandazioni sui servizi forniti a bambini e giovani che stanno esplorando la propria identità di genere o sperimentano incongruenze di genere».
La vicenda pare risalga al 2021 e la professoressa, docente in una scuola privata da 20mila sterline l’anno (23mila euro) racconta che tutto è accaduto dopo un’assemblea su «diversità e inclusione», su generi e pronomi. Dopo il suo saluto – «buon pomeriggio, ragazze» – alcune allieve, la cui età è di circa 11 anni, si sono ribellate sostenendo che «non tutte qui si identificano come femmine». L’indomani, le studentesse hanno scritto i loro nomi alla lavagna e scelto i pronomi, maschili o femminili con cui essere identificate. Qualcuna ha stabilito che fosse preferibile ess*/loro (they o them, in inglese). E il giorno dopo è persino scattata una protesta a pranzo, dopo che l’insegnante di religione si è rifiutata di accettare la richiesta, mentre la protagonista del racconto ha avvisato le ragazze che se avessero davvero voluto essere identificate diversamente lei avrebbe dovuto coinvolgere i genitori.
Conclusione: richiamo alla prof dalla direzione, richiesta di scuse, che la direttrice ha porto al posto dell’insegnante, alla sua presenza – circostanza definita «umiliante» dall’interessata – e infine nessun rinnovo di contratto alla scadenza. «Nessuno qui vorrebbe farvi del male e siete tutte/i (in inglese genericamente all) davvero amate/i da noi – ha detto la direttrice – Mi dispiace che vi siate arrabbiati/e (in inglese è neutro) e non intendevamo offendere. Siamo dispiaciuti che ci siate rimasti/e male».
Nel Regno Unito, al momento, bambini e adolescenti possono sottoporsi legalmente a trattamenti su base medica, come la prescrizione di bloccanti della pubertà, ma gli interventi chirurgici di riassegnazione di genere sono vietati fino ai 18 anni. Il report del think tank Policy Exchange ha rilevato che il 40% di 150 scuole d’Inghilterra che hanno risposto alla richiesta ha lasciato finora che gli studenti cambiassero il loro genere identificativo senza il consenso dei genitori. Ora il ministero dell’Istruzione produrrà linee guida sul tema della transizione sociale entro qualche settimana. Secondo anticipazioni del Times, chi si identifica con un genere diverso da quello della nascita non potrà condividere spogliatoi e docce con il sesso opposto. Le famiglie dovranno essere avvisate se la/lo studente vorrà essere identificato con un nome diverso o indossare un’altra uniforme. Divieto di giocare in squadre femminili in caso di sport di contatto, regole più rilassate per gli altri sport.