IL TESTIMONE – Il riconoscimento effettuato dal testimone oculare Mario Frigerio, che nella strage di Erba ha perso la moglie Valeria Cherubini, sostiene il pg di Milano, non è attendibile. “Il peggioramento della condizione psichica e i deficit cognitivi manifestati da Mario Frigerio nel corso della degenza ospedaliera, le errate tecniche di intervista investigativa dense di numerosissime suggestioni su di lui attuate e la palese violazione di precise e note leggi scientifiche in materia di memoria e di riconoscimento di volti dimostrano in modo incontrovertibile che la memoria riguardante Olindo Romano quale suo aggressore è una falsa memoria e che Mario Frigerio era soggetto inidoneo a rendere valida testimonianza circa i fatti avvenuti la sera dell’11 dicembre 2006″ si legge nel documento.
Da quasi 17 anni la strage di Erba continua a far parlare e più volte la trasmissione ‘Le Iene’ ha messo in discussione le sentenze. Ora, per la prima volta, un magistrato cerca di ‘sgretolare’ le tre prove su cui si fondano le condanne. In particolare, rispetto al riconoscimento “non si può non rilevare come questo riconoscimento abbia avuto una genesi tortuosa, sia inficiato da evidenti e gravi elementi di criticità che lo rendono estremamente dubbio ma, soprattutto, che si fonda su elementi che pur essendo in atti, mai sono stati scrutinati e valutati dalle Corti di merito”.
LE PISTE ALTERNATIVE – Il pg di Milano Cuno Tarfusser prova a smontare le tre prove che hanno portato alla condanna in via definitiva all’ergastolo di Olindo Romano e Rosa Bazzi per la strage di Erba, ma nella richiesta di revisione precisa, in una nota, come “non si occuperà in alcun modo delle altre, tanto numerose quanto inquietano questioni, domande problematiche, azioni ed omissioni di cui questa indagine è costellata che, laddove non del tutto ignorate, non sono mai state approfondite come avrebbero dovuto essere”. Il riferimento è, a mero titolo di esempio, “al mancato perseguimento anche di altre piste investigative: alle mai spiegate lacune di giorni, nelle intercettazioni sia ambientali che telefoniche: al mancato esame di possibili testi oculari, alla distruzione di reperti in violazione di un ordine mantenimento”. Dubbi che il programma televisivo ‘Le Iene’ ha sollevato più volte in una controinchiesta sulla strage dell’11 dicembre 2006. ADNKRONOS