In Saecula Saeculorum

giornalisti

di Emanuela Lari – “In Verità in Verità vi dico” pare essere stato appannaggio di un solo Unico Salvatore, al quale nei millenni si sono ispirati altri buoni adepti tutti ugualmente perseguitati e giustiziati proprio per aver avvalorato e professato quella stessa linea di principio, su molteplici fronti e appartenenti a diverse sponde di virtuosa deontologia.
Ad un osservatore attento e scevro da implicazioni emotive devianti, magari anche opportunamente dotato di sano e salvifico sense of humor, potrebbe sorgere il dubbio che il copione ultracentenario proposto e ancora spudoratamente recitato (peraltro malissimo) dalla maggior parte delle comparse di varia rappresentanza sociale sia ormai obsoleto, avendo ampiamente superato la naturale e ovvia data di scadenza.

Ai nostri giorni ogni minimo aspetto dell’umana psiche è classificato e giustificato con un target di riferimento, dai “bias cognitivi” ai “cluster comportamentali”, e non è più prerogativa di specifici professionisti il poter conoscere (e sapersi riconoscere) tra le più svariate definizioni e le fin troppo frequenti relative certificazioni di deficit e difficoltà di apprendimento/condotta relazionale.
A tutte le età. Il carico si è fatto un po’ pesante.

“Più conosco gli uomini e più amo gli animali” (attribuita via via a Socrate, Platone, Federico II, Oscar Wilde, Mark Twain, ecc.) riassumeva già adeguatamente quella involuzione di specie che non si sa bene come e quando si sia manifestata, invertendo ad un certo punto l’ordine naturale del percorso evolutivo, in virtù di quel “bel dell’intelletto” che dovrebbe esprimere una qualche logica differenza rispetto al regno animale.

Si scopre invece che il cervello rettiliano – la nostra parte più arcaica e primitiva che in tempi remoti garantiva il sano senso di sopravvivenza, e costituiva quell’istinto che permetteva d’ integrarci al meglio con la Natura – ha recuperato velocemente la sua prevalenza basica, in barba al cervello limbico (quello emotivo, presente in tutti i mammiferi) e cognitivo (la parte più moderna deputata all’apprendimento, alla riflessione e all’autocontrollo).
E soprattutto a spregio del plotone di antropologi, sociologi, filosofi, medici, teologi, psicanalisti, pedagogisti, scrittori, artisti e umanisti di qualsiasi estrazione culturale mondiale.

Stupisce davvero l’estrema facilità con la quale sono stati sconfessati in accelerazione costante tutti quegli utili riferimenti del saper vivere con “buon senso”, basati su principi semplici ed essenziali, in nome di un progresso falso e autolesionistico che con il nostro consenso disinformato lasciamo che completi impunemente la sua opera inesorabile di definitiva distruzione delle coscienze.

Ma siamo così sicuri che chiunque abbia scritto questo presunto copione abbia realmente calcolato le effettive conseguenze dell’andare così tanto oltre misura?
Per decenni stuoli di psicologi esperti di PNL e PNE al servizio delle campagne pubblicitarie più o meno note si sono prodigati per indurre dolcemente le umane genti a cibarsi di porcherie tossiche, per poi riciclarsi con altrettanta esperta disinvoltura e far disintossicare dalle stesse nocività, così da direzionare altri aziendali interessi all’estremità opposta.

Nell’ultimo trentennio risorse quasi infinite hanno foraggiato riforme scolastiche volte al sempre più ribassato livello didattico e ben mirate alla salute consumistica delle giovani menti, da ingabbiare fisicamente in insolenti quanto inutilizzati banchi a rotelle e obnubilare cerebralmente con insulsi test a crocette “’no do’ cojo cojo”. Passando attraverso la DAD se non in presenza della LIM, con il novello registro elettronico a cui poter accedere tramite gruppo what’s app, altrimenti mutuabile con virtuosissimi tablet al posto di desueti libri di testo e quaderni di carta dove ai bei tempi si usava scrivere con le mani. Non con il solo indice. Eh sì, era proprio faticoso e perditempo.
I nostalgici ricorderanno quanto quel peso così diseducativo sia stato causa di variegate scoliosi, che poi necessitavano di ortopedico + busto + ginnastica per raddrizzarci la schiena. Quale crudeltà!

Eh, ma così oggi mica saremmo green! Il progresso digitale non può essere fermato. Ce lo chiede l’Europa! Quella che ci impone di mangiare i grilli e buttare al macero tutto il nostro Made in Italy.
Non sia mai che con tutta ‘sta fatica di collegamenti neurologici e di memoria (oltre a quella del 27 gennaio) la ghiandola pineale mantenga la sua scioltezza. E poi non c’è più tempo! Il 2030 è adesso!
Orsù, restiamo al “qui e ora”, che “del doman non v’è certezza”.

Rispondiamo dunque prontamente alla chiamata ministeriale e pontificia per i novelli“doveri verso il nostro prossimo” attraverso opportuni e non meglio definiti “atti d’amore”, distanziati e distratti, divisi e incattiviti, indifferenti e mascherati, ammesso che in itinere si concretizzino tendenze fluide per uniformarsi a tempo record sia agli ormoni in subbuglio (più o meno naturali) sia ai dettami modaioli stabiliti a suon di dpcm partoriti in notturna e ai proclami digitali del ben più attendibile influencer di turno. Perché anche per lavarsi le mani potrebbe servire un apposito tutorial.
E poi dai, “chi vuol esser lieto, sia”, dalla televisione che ti fornisce “quella” visione, e solo quella ti racconta (tell a vision), al camminare per la strada : “non ti curar di lor” che ad ogni piè sospinto per così tanti malori improvvisi schiantano, è sempre successo!, fai un selfie e prosegui, è normale, e del resto qualcuno ha già stabilito che siamo troppi e occorre dare una sfoltita.

E’ così ricorrente che diventa “normale” per forza, dalla pizzeria alla processione del Venerdì Santo, dal divano in salotto all’escursione in bici nel bosco: si raccomanda di acquisire soltanto un po’ più di disattenzione e anche a scuola non ci si dovrà più stupire se il compagno di banco o la maestra si afflosciano per terra, con o senza preliminare preghiera salvifica, da evitare per fulgida imposizione dirigenziale. E di colpo non ci sono più. Rigorosamente da escludersi qualsiasi correlazione.

Al ristorante, in chiesa, a letto, per strada, in classe, al lavoro, in piazza, allo stadio, al parco, in auto o a piedi, in montagna con o senza lupi e orsi, da soli e in compagnia. Chi vuol esser lieto, sia.
Ma cosa vai a pensare! Al pronto soccorso ti hanno ben spiegato che il malessere che senti è tutto nella tua testa, è “il pensare” che è nocivo, perché i dolori, le paralisi, le cardiopatie, è tutta roba che non esiste! L’ha detto la Televisione!
Perfino nei libri per bambini, quei pochi rimasti (sia i libri che i bambini) è ben illustrato che le scie chimiche sono di condensa e sono irrorate per la salvaguardia nostra e del pianeta. Da ben 100 anni! Poi ci sarebbe anche la questione delle varie robe belliche lanciate da sempre durante tutte le guerre, ma se sono “impoverite” quali danni vuoi che comportino! Certo che la gente perde troppo tempo a dire cavolate su argomenti che non conosce, mica come gli

Scienzhiati esperti che vanno in TV!
Hanno fatto bene a radiare i miscredenti che hanno salvato tante persone, come hanno osato?!
Carpe diem. “Del doman non v’è certezza”. Andrà tutto bene. La nuova ordinata normalità.

Certo, le emozioni ed il “pensare” sono attività rischiose, ce lo stanno ripetendo ossessivamente da ben tre anni che per il nostro roseo benessere dobbiamo attenerci a certi dictat, quali che siano, tipo quelli esemplificati da ben noti personaggi che alla sola vista suscitano un ancestrale rigurgito di rettiliano istinto. Qualcosa forse ancora si muove dal profondo, dentro di noi.

La potenza della nostra vera Natura alla fine emerge, così ben incoraggiata nella sua riesumazione, con chissà quali e inaspettati risvolti. Un po’ come la forza dell’acqua, che alla fine trova sempre la sua maniera per filtrare, anche senza fessure, e che se tenuta troppo sotto pressione può rivelarsi assai esplosiva.
Chissà se quello sceneggiatore ha tenuto conto di tutte queste variabili. Considerato il cast scadente degli attori forse no. Alcuni davvero non all’altezza e per niente credibili.

Del resto il progetto e l’impegno profuso per la sua realizzazione sono notevoli, ma spesso anche il più zelante dei registi si fa prendere dal solito banale eccesso di vanità e superbia e manda a puttane perfino il più lucroso e nobile degli obiettivi. Magari anche solo per trenta miserabili denari.
Càpita, quando non si ha il senso della misura, e la costante ingordigia diventa insaziabile.
Per quanto distratte e fuorviate, è ancora il bello delle umane genti. Felicemente sorprendenti.
Nei secoli dei secoli. Amen

In rispettoso ricordo di :
Mahatma Gandhi e Martin Luther King, Maria Montessori e Gianni Rodari, Enrico Mattei e Aldo Moro, Mino Pecorelli e Ilaria Alpi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Luigi Di Bella e Giuseppe De Donno. E di tutti i sapienti portatori di Verità.

Emanuela Lari