Qualsiasi prodotto tecnologico che abbia bisogno di un chip per funzionare deve la sua esistenza a Taiwan. Non a caso, viene definita “la fabbrica mondiale dei chip”
TiscaliNews – Le forze armate cinesi devono ”aumentare il loro l’addestramento militare per essere pronte a combattimenti reali”. Lo ha detto il presidente cinese Xi Jinping, citato dall’emittente televisiva Cctv dopo aver ispezionato la marina del Comando del teatro meridionale dell’esercito cinese. Come riporta l’agenzia di stampa Xinhua, Xi ha sottolineato che le forze armate cinesi devono continuare l’addestramento per essere pronte al combattimento e migliorare la loro modernizzazione su tutti i fronti.
Secondo il ministro degli Esteri taiwanese Joseph Wu, intervistato da Cnn, le esercitazioni militari che la Cina ha condotto per tre giorni attorno all’isola di Taiwan sarebbero una dimostrazione che Pechino vuole lanciare una guerra contro Taipei. “Sembra che stiano cercando di prepararsi a lanciare una guerra contro Taiwan”, ha detto Wu citando ”le esercitazioni militari e anche la loro retorica”. Wu ha quindi detto che “il governo taiwanese considera la minaccia militare cinese come qualcosa che non può essere accettata e la condanniamo”. Il capo della diplomazia di Taipei ha quindi messo in guardia i militari taiwanesi, esortandoli a essere pronti entro il 2027.
Sono due, in particolare, i fattori che rendono Taiwan un posto diverso dagli altri. Qualsiasi prodotto tecnologico che abbia bisogno di un chip per funzionare deve la sua esistenza a Taiwan. Non a caso, viene definita ‘la fabbrica mondiale dei chip’, identificandone la collocazione nel sistema internazionale per questa caratteristica peculiare. Non solo. Buona parte dei trasporti marittimi da e per l’Oriente passa da Taiwan. Bastano queste due informazioni basilari per comprendere quanto strategica sia l’isola e come pesi il suo destino nei rapporti tra Cina e Stati Uniti, che sono tornati tesissimi nelle ultime ore.
Taipei non solo esporta tecnologia, e buona parte delle componenti necessarie a produrla altrove, ma controlla anche una fetta consistente, circa il 10%, delle navi che la portano nel mondo. Gli altri dati significativi sono quelli che descrivono la capillare distribuzione a livello globale del suo interscambio commerciale: Cina (26%), Usa (13%), Giappone (11%), Hong Kong e Ue (8%). L’isola non è un luogo di passaggio delle rotte, è uno degli snodi principali che alimentano il commercio globale. La conseguenza, sul piano operativo, è che una crisi a Taiwan rischia di fermare una parte consistente dell’economia globalizzata e interconnessa.