Via Crucis Colosseo: elogio alle Ong e testimonianza di un migrante

Via Crucis Colosseo

Città del Vaticano, 7 apr. (askanews) – Nei testi della Via Crucis del Colosseo, viene citato il lavoro di aiuto delle Ong, spesso, invece, criticate proprio per la loro azione. Le Organizzazioni non governative sono menzionate, infatti, nella seconda stazione della “via dolorosa”: “Gesù è caricato della croce”, che è stata affidata all’esperienza tragica vissuta da un migrante proveniente dall’Africa Occidentale. Un testo, anch’esso, che fa parte delle testimonianze ascoltate e raccolte da Papa Francesco, nei suoi vari incontri e nei viaggi internazionali.

E’ stato lo stesso migrante a parlare della sua personale “via crucis” cominciata, ha raccontato, dalla sua città natale, e proseguita attraverso il deserto fino a giungere in Libia. L’uomo qui sperimenta, racconta, la vita dentro “un centro detentivo, il peggior posto al mondo”. Infine, un doppio tentativo di giungere in Europa via mare. “La prima notte ci furono onde alte, quattro caddero in mare, riuscimmo a salvarne due. Mi addormentai sperando di morire. Svegliatomi, vidi accanto a me persone che sorridevano. Dei pescatori tunisini chiamarono i soccorsi, la nave attraccò e delle ONG ci diedero cibo, vestiti e riparo”, è stata la sua testimonianza, raccolta dal Papa e proposta nelle meditazioni della Via Crucis.