Le carni sintetiche? L’esatto processo di produzione e gli input necessari per la produzione di ‘carne’ su larga scala coltivata in laboratorio sono sconosciuti
di Antonio Amorosi per www.affaritaliani.it – Numerosi lettori ci scrivono, dopo l’intervista al professor Pierluigi Rossi, “I cibi sintetici? Solo marketing. Possono compromettere la salute”.
L’interesse esplode sulla carne sintetica. Addirittura diversi animalisti ritengono che questa carne prodotta in laboratorio possa indirizzare l’industria alimentare verso “carni” alternative a quelle degli allevamenti che passano dall’uccisione di animali. Ma questa “carne” coltivata nei biorettori, e simili, è sicura?
Tra gli innumerevoli scritti il contributo forse più interessante sull’argomento è un lavoro del Center For Food Safety (Centro per la sicurezza alimentare USA), prestigiosa associazione a Stelle e Strisce di legali, medici, professori ed esperti di settore che da anni si batte contro gli allevamenti intensivi, l’uso del glifosato in agricoltura ed ha all’attivo la vittoria contro la creazione del primo animale geneticamente modificato (il salmone, in via d’estinzione).
Le carni sintetiche? Settore finanziato dall’industria della carne Usa e da Bill Gates
Le aziende che trattano questo nuovo tipo di “carne” coltivata in laboratorio vogliono presentarla sul mercato “sotto forma di pollo, manzo, maiale, frutti di mare, alimenti per animali domestici e altro ancora”. “Queste società”, spiegano gli esperti di Center For Food Safety, “sono sostenute da enormi investimenti da parte di società del settore della carne (Cargill e Tyson), società di venture capitalist (Blue Yard Capital, Union Square Ventures, S2G Ventures e Emerald Technology Ventures) e miliardari come Bill Gates e Richard Branson (quello di Virgin Group, ndr)”.
I fan ne pubblicizzano le qualità, presentandole come un’alternativa rispettosa dell’ambiente, cruelty-free e priva di antibiotici, diversamente dall’attuale produzione di carne. Ma non è così.
Bisogna prima di tutto capire se gli interventi sulle cellule passino per processi di ingegneria genetica che possono “incoraggiare le cellule tumorali”, scrivono quello di Center For Food Safety, “abbiamo bisogno di maggiori informazioni su come le cellule sono progettate e vengono fatte crescere”.
Di fatto “l’industria è nuova e l’esatto processo di produzione e gli input necessari per la produzione di ‘carne’ su larga scala coltivata in laboratorio sono sconosciuti (o non vengono divulgati dalle aziende)”. Mangiare qualcosa il cui processo di creazione industriale è totalmente sconosciuto è di certo un azzardo, tanto più se è un’attività complessa e industriale. Magari questo tipo di carne fa benissimo all’ambiente ma non sappiamo che effetto abbia sull’intestino e il corpo umano. Per assurdo anche mangiarsi tutta la plastica dispersa nell’ambiente farebbe benissimo alla natura ma non lo facciamo.
In più per produrre “carni” coltivate in laboratorio, molti produttori estraggono cellule da animali vivi. Questo processo viene in genere eseguito “tramite biopsia, una procedura dolorosa che utilizza aghi di grandi dimensioni”. Se un’azienda potesse espandersi con questo metodo dovrebbe avere molti animali a disposizione e fare ripetuti interventi di questa natura a livello industriale.
Le carni sintetiche: rischio cancerogeno e incognita alimentare
Alcune aziende parlano di “utilizzo di bioreattori e della creazione di linee cellulari immortali”. Stanno cioè provando con i bioreattori a lavorare sulle cellule staminali coltivate, come un tipo alternativo di cellule che potrebbero proliferare in modo esponenziale, in modo da aumentare la produzione e successivamente differenziare le cellule nei vari tipi che andranno a comporre la carne animale (muscolo, grasso e cellule del sangue ). Ma queste cellule possono essere geneticamente modificate per proliferare indefinitamente. “Le cellule in oggetto”, scrivono gli esperti di Center For Food Safety, “sono altrimenti note come pluripotenti (che producono molti tipi di cellule, come le cellule staminali) o totipotenti (che producono ogni tipo di cellula, come fanno gli embrioni). Ciò amplierebbe notevolmente la capacità di un’azienda di produrre ‘carne’ coltivata in laboratorio, ma i metodi con i quali faranno proliferare le cellule hanno conseguenze sulla salute umana e sulla sicurezza alimentare”.
Il consumo di massa di questo tipo di carne sarà la più grande forma di ingegneria tissutale esistente e potrebbe introdurre nuovi tipi di cellule geneticamente modificate nelle nostre diete. In questo senso è sconosciuta la ricombinazione possibile nei nostri organismi, data “l’ingestione di linee cellulari geneticamente modificate in rapida crescita, poiché queste linee presentano le caratteristiche di cellule cancerosa che includono la crescita eccessiva di cellule non attribuite alle caratteristiche originali di una popolazione di cellule primarie in coltura. Se la ‘carne’ coltivata in laboratorio entra nel mercato, ci sono diversi problemi di salute umana associati a questo nuovo metodo di produzione, in particolare che queste linee cellulari geneticamente modificate potrebbero esibire le stesse caratteristiche delle cellule cancerogene”.
Le carni sintetiche: alimento industriale ultraprocessato
E’ possibile che alcuni fattori di crescita, presenti nelle carni artificiali, vengano assorbiti nel flusso sanguigno dopo la digestione.
Non a caso gli statuti federali USA che regolano l’utilizzo delle carne comuni, spiegano sempre gli esperti, vietano anche la sola vendita di animali con sintomi di malattia, come cellule cancerogene nella carne. Indipendentemente da ciò, tutti questi nuovi modi di produrre cellule, che continuano a crescere o a differenziarsi, dovrebbero richiedere una valutazione di sicurezza accurata per determinare se contengano cellule cancerogene (prima di poter essere vendute). Tematica che si moltiplica per problematicità se consideriamo poi gli innumerevoli additivi utilizzati, per restituire le proprietà organolettiche della carne che siamo abituati a mangiare (parliamo dell’aggiunta di altre componenti di sintesi: proteine, aminoacidi, vitamine, sali inorganici classificati, eccetera).
E’ evidente quindi che si tratterebbe di un prodotto alimentare industriale ultraprocessato che come tutti gli altri prodotti simili presenta problemi per l’uomo. Il corpo e l’intestino restano quelli dell’età della pietra. Più prodotti industriali mangiamo più abbiamo problemi.
E’ oltremodo da considerare, spiegano gli esperti di Center For Food Safety, che sia inevitabile per un prodotto del genere l’utilizzo di antibiotici o altri mezzi farmaceutici di controllo patogeno. La produzione di massa, dai biorettori a luoghi industriali, non può di certo avvenire in contesti sterile come i laboratori medici, dove attualmente vengono fatti gli esperimenti.
Se non bastasse vi è un’ulteriore tema critico.
“L’alta probabilità di crescita batterica o fungina, micoplasmi e altri agenti patogeni umani” che gli animali normalmente smaltiscono tramite urine e nelle feci ma che nel nuovo processo potrebbero accumularsi all’interno della “carne” stessa. Al tempo stesso non è chiaro lo smaltimento “delle tossine da bioreattori, impalcature e terreni di coltura come fattori di crescita/ormoni, eccetera”.
In soldoni sembra proprio che l’industria alimentare abbia intuito il potenziale salvifico del settore carni alternative, tanto quanto alcune lobby industriali hanno compreso quello delle nuove generazioni sull’ecologia, stile Greta Thumberg (che per via del continuo uso di cellulari e pc, consumano 4 volte quello che consumavano in energia le generazioni precedenti).
Ma tranquilli, come con le nuove tecnologie, che i guru delle Big Tech fanno usare ai propri figli solo dopo i 16 anni (numerosi studi hanno dimostrato che la sovraesposizione a cellulari, tablet e tv di un cervello in via di sviluppo può provocare dei ritardi cognitivi), ma incentivano i figli dei poveri e degli ingenui a usarli dall’infanzia, i ricchi mangeranno la carne vera. Per adesso la carne sintetica ha un prezzo elevato (come ogni invenzione in fase iniziale), appena il commercio di massa sarà diffuso il mercato creerà la sua convenienza. Non è una rivoluzione: è il fantastico circo della società dei consumi