Stellantis, le uscite ‘volontarie’ e la farsa delle 40 “assunzioni”

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Sull’accordo con Stellantis per aprire un contratto di espansione nello stabilimento di Atessa (ex Sevel) si alza la voce critica dell’Unione sindacale di base.

“Più che chiamarlo di espansione andrebbe definito di contrazione dell’occupazione – sostiene il responsabile Usb lavoro privato Abruzzo e Molise, Romeo Pasquarelli – Pur comprendendo le ragioni di quei lavoratori che potranno uscire in anticipo dal lavoro 40ennale e massacrante delle catene di montaggio e che li accompagnerà alla pensione, non possiamo non sottolineare che lo riteniamo un arretramento occupazionale perché ciò significherà che ci saranno circa 120 posti di lavoro in meno nello stabilimento, che vanno ad aggiungersi ai 8/900 persi con la mancata conferma dei lavoratori con contratti staff leasing e interinali, ai 3/400 posti occupati da lavoratori in trasferta, negli ultimi 2 anni”.

“I 40 lavoratori che verranno assunti a tempo indeterminato da Fca Italy spa di Atessa sono presenti in azienda da anni – continua Pasquarelli – e, se non fosse per le legislazioni del lavoro introdotte negli ultimi 10 anni, anch’esse mai contrastate se non a chiacchiere mediatiche dai sindacati firmatari di questo accordo, sarebbero dovuti essere stabilizzati da tempo. Inoltre da alcuni anni dallo stabilimento sono usciti centinaia e centinaia di lavoratori che hanno o stanno raggiungendo il pensionamento senza che vi sia una loro sostituzione con nuovi assunti. Cosa c’è di positivo in tutto questo? Cosa c’è da rallegrarsi se negli ultimi 2 anni lo stabilimento ha visto ridursi di circa il 20% i propri dipendenti? Troviamo tutto ciò preoccupante per il futuro del plant di Atessa che presumibilmente vedrà la perdita di altri posti di lavoro a causa della sempre maggior meccanizzazione delle produzioni e al passaggio progressivo alla produzione di veicoli elettrici”.

“Al tavolo specifico per Stellantis, convocato dal ministro Urso il 14 febbraio scorso, l’Usb è stata l’unica organizzazione – sottolinea Pasquarelli – a porre il tema della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario quale strumento imprescindibile per salvaguardare l’occupazione negli stabilimenti italiani e per salvare il settore automotive italiano da una strage occupazionale, mentre gli altri sindacati si sono limitati ad invitare Stellantis a proseguire nel percorso tracciato dall’azienda con il piano ‘Dare Forward 2030’ che è intriso di tanti progetti e con nessun dato che garantisca la piena occupazione”.

Considerare soddisfacente questo contratto di espansione, perché riduce il bacino di contratti di somministrazione nello stabilimento, è uno sputo in faccia alle centinaia di lavoratori che dopo anni di sacrifici e duro lavoro si sono ritrovati fuori dall’azienda senza che tali organizzazioni sindacali abbiano fatto nulla, se non chiacchiere, per tutelarli – afferma l’Usb – Questo accordo è in linea con politiche aziendali e sindacali portate avanti negli anni con contrazione del potere di acquisto dei salari, aumenti di carichi di lavoro, cassa integrazione dilagante in molti stabilimenti italiani, perdita di migliaia di posti di lavoro (circa 7000 nei soli ultimi 2 anni), e ricavi crescenti per gli azionisti”.

L’isola felice dello stabilimento di Atessa non c’è più e nei prossimi anni potrebbe subire un ulteriore ridimensionamento – mette in guardia l’Usb – visto l’avviamento della produzione dei veicoli commerciali nello stabilimento polacco e l’annunciato progetto della produzione degli stessi alimentati ad idrogeno in Francia. L’Usb, pur subendo un discriminante contratto che non gli permette di accedere alle agibilità sindacali, non smetterà di lottare contro un modello fallimentare per i lavoratori e di urlare le verità celate dai proclami mass mediatici.
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