Inchiesta Covid, “il Comitato scientifico è una mafia”. Le chat tra Rezza e Brusaferro

Rezza e Brusaferro

Covid, le chat tra gli scienziati fanno emergere tutta l’improvvisazione. L’emergenza Coronavirus adesso sembra essere definitivamente alle spalle, ma dall’inchiesta della Procura di Bergamo emerge la reale situazione durante l’esplosione della pandemia. Le chat tra due delle massime figure a livello sanitario del Paese fanno capire – si legge su La Verità – quanto in realtà tra scienziati non ci fosse accordo su nulla e addirittura all’interno del Cts, il gruppo che prendeva tutte le decisioni, c’era una sorta di lotta tra bande rivali. Una sigla che abbiamo letto e riletto mille volte, nei giorni più drammatici della pandemia: Cts, ovvero Comitato tecnico-scientifico. Una squadra di esperti scelta dal governo e che avrebbe dovuto affiancare i nostri politici in un momento di grave difficoltà, aiutandoli a prendere le decisioni migliori.

Tra le carte dell’indagine, ecco saltar fuori una dichiarazione durissima del direttore generale della prevenzione sanitaria presso il ministero della Salute, Giovanni Rezza: “Il Cts? Una mafia”.

Un passaggio – prosegue La Verità – contenuto in un messaggio WhatsApp indirizzato a Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore della Sanità e portavoce del Cts. Quello stesso giorno, il 4 aprile 2020, i due avevano partecipato a una riunione del Comitato, scambiandosi poi pareri non proprio eloquenti sull’esito del meeting. Durante la conversazione, Rezza aveva tuonato: “Il Cts è una mafia… anzi più di una mafia! Contenti loro”. Risposta di Brusaferro: “Condivido, e siamo alla porta. Come hai visto dal mio intervento. A meno che non vogliamo entrare e prendere in mano tutto. Ma mi sembra difficile”. Ma è agghiacciante leggere come alcuni esponenti del Comitato fossero scettici circa il livello di preparazione degli altri membri. “Il livello è sconcertante” scriveva ancora Rezza in un altro messaggio.