(https://www.corriere.it) – Entrare nel proprio ufficio e trovarci dentro una persona che sembra aver appena frugato tra i cassetti. E dove siamo, al Watergate hotel? O in un banale gioco di ruolo durante una festicciola tra ragazzini? No, siamo al Ministero della Salute, a Roma, poco dopo l’inizio della più grave epidemia vissuta dall’Italia negli ultimi cento anni almeno. È lì, tra i tavoli di un’unità di crisi e della task force, che si condensano antipatie e ritrosie tra tecnici e politici, o tra politici stessi, ripicche fatte di mancati avvisi per le riunioni, verbali incompleti, notizie ufficiali che non circolano a dovere e finiscono prima sui giornali online e non al ministro o al vice ministro. E poi, anche accuse inventate, denunce. Questo è stato il ministero di Lungotevere Ripa nell’esperienza di un outsider della politica, Pierpaolo Sileri, il medico che nel 2018, all’inizio della scorsa legislatura, aveva detto «tornerò a fare il mio lavoro», e ha mantenuto la promessa, visto che in Parlamento non c’è più e oggi si occupa di interventi oncologici al San Raffaele di Milano.
L’ex vice ministro del Movimento 5 Stelle parla ai pm di Bergamo (per l’inchiesta sulla gestione della pandemia) come persona informata sui fatti. Si presenta ai magistrati l’8 febbraio del 2021. Racconta dell’allora capo di gabinetto Goffredo Zaccardi, persona di fiducia del ministro Speranza, e poi di «alcuni direttori generali e vice capi di gabinetto. Diversi di costoro hanno palesemente sostenuto che non erano autorizzati a condividere informazioni con me o con i capo del mio ufficio, dottor Francesco Friolo». Giusto per inquadrare il clima tra «alleati» nello stesso ministero.
La task force
Sileri segnala che «a gennaio-febbraio 2020, almeno in una prima fase, non esisteva un’istituzione ufficiale della task force che si riuniva al mattino al Ministero, né esisteva una convocazione ufficiale. Ho sin da subito notato un comportamento poco professionale. Mancava in modo assoluto la programmazione e i rappresentanti andavano aumentando di giorno in giorno. Oltre a ciò, i verbali delle sedute della task force sono sicuramente parziali, stante l’assenza di numerose dichiarazioni mie e di Friolo».
La denuncia e l’intruso
Non mancò una «mia reprimenda contro la struttura ministeriale, presenti Brusaferro, Iachino, Zaccardi, Miozzo, Borrelli, perché, in data 6 marzo 2020, non si era ancora provveduto agli acquisti dei ventilatori e di ogni dispositivo utile alla gestione della pandemia». Sileri bacchettava, le sue parole non finivano a verbale, ma lui insisteva. Tant’è che, dice, «il 6 marzo Zaccardi (Goffredo, capo di Gabinetto di Speranza, ndr) diceva a me e Friolo che dovevamo stare tranquilli, altrimenti avrebbe usato contro di noi dei documenti che aveva nel cassetto. Ovviamente gli abbiamo risposto che non accettavamo questo tipo di minaccia e che avrebbe dovuto chiarire a cosa si riferisse. Scoprirò solo dopo, per quanto riguardava Friolo, che si trattava di presunte accuse di mobbing di una collaboratrice».
E in quel clima il vice ministro riceve “alcune lettere anonime, tra le quali alcune davvero preoccupanti, riguardanti il presunto ruolo di alcuni collaboratori del ministro Speranza in un servizio televisivo (certamente negativo per Sileri stesso, ndr). Peraltro, come ho denunciato alla Procura di Roma, un collaboratore della segreteria del Ministro, Antonio Travaglino, il 7 giugno 2020 – di domenica – si introduceva nel mio ufficio, dove, forse, non immaginava di trovarmi. La lettera di ammissione della circostanza da parte del Travaglino è allegata all’integrazione di querela»: ovvero la denuncia presentata dallo stesso Sileri contro Zaccardi e poi finita con tante scuse tra le parti (Zaccardi si era poi dimesso a settembre 2021).
«Devo mentire alla stampa»
Uno scontro durato mesi, quello con il capo di gabinetto del ministro. Ben raccontato anche dalle chat telefoniche acquisite dai pm di Bergamo. Con un confronto duro, in particolare, il 4 marzo 2021: il viceministro invia un audio per lamentare la mancata convocazione a una riunione. Zaccardi gli risponde: «Sui vaccini finora non eri presente». E lui replica: «Lo so che non lo ero, perché mai nessuno mi ha detto delle riunioni». Zaccardi tenta quasi di confortarlo: «Anche tu puoi fare molto per il paese e se vuoi ti darò una mano». «Non mi sembra» scrive Sileri. «Sbagli alla grande!». «Sbaglierò pure ma della riunione sui vaccini nessuno di noi sa qualcosa. Giornalisti mi chiedono e io devo mentire per rispetto alle istituzioni. Vengo a sapere che c’è una riunione quasi ogni giorno di cui nessuno dei miei sa qualcosa né ha mai ricevuto convocazione o qualunque forma di notizia».A quanto pare, le informazioni circolavano con difficoltà. Nemmeno il ritiro di un lotto di AstraZeneca, subito dopo l’inizio della campagna vaccinale, fu comunicato prima al ministero: «Goffredo, veniamo a conoscenza del divieto di utilizzo di un lotto dai giornali. Non solo io ma anche personale della prevenzione. .. A questo punto chiudiamolo il Ministero oppure cacciamo Magrini (l’allora direttore di Aifa, ndr)».
Aveva visto di persona
Quel messaggio era dell’11 marzo del 2021, più di un anno dopo il periodo più duro della pandemia. E il vice ministro era arrabbiato, perché lui il 2 e 3 febbraio di un anno prima era andato di persona a Wuhan, a vedere la situazione e aveva in qualche modo intuito che l’onda del virus avrebbe potuto essere devastante. O almeno, aveva visto direttamente le prime conseguenze pratiche. Sileri, sentito dal Corriere, specifica di aver sempre considerato Giuseppe Ippolito, allora presidente dello Spallanzani, una delle persone più preparate sulla scena in quella fase. A verbale, di fronte ai pm, ha citato però un episodio curioso che lo riguarda: « Ippolito (allora presidente dello Spallanzani, ndr), allorquando io sono rientrato da Wuhan il 3 febbraio 2020 e ho rappresentato la gravità della situazione e il pericolo incombente sul nostro paese, ha risposto con coloriti gesti scaramantici»