Economisti: il piano “green” di von der Leyen ci riporta agli anni ’60

von der leyen origine del coronavirus

(https://europa.today.it) – Il piano Net zero act che mira a proiettare l’industria europea verso un futuro a basso impatto ambientale “rischia di rilanciare i fallimenti del passato”. Le critiche degli economisti sono piovute prima ancora della presentazione del testo. Ursula von der Leyen, secondo le indiscrezioni degli ultimi giorni, vuole rispondere all’Inflation reduction act, il provvedimento Usa da oltre 350 miliardi di euro per sostenere l’industria ‘green’ americana, con un contro-piano di sussidi animato da obiettivi “spudoratamente protezionistici”, si legge nella tagliente analisi del think tank Bruegel.

Il precedente

L’autorevole istituto di economia politica ha spiegato senza mezzi termini che il Net zero act “rappresenta un ritorno alla pianificazione industriale degli anni ’60, come il Plan Calcul, un programma fallito, chiuso nel 1975, che aveva cercato di promuovere l’industria informatica nazionale francese tra i crescenti timori di un’eccessiva dipendenza dagli Usa”. La presentazione del piano prevista per oggi, dopo le dure critiche degli economisti di Bruegel e di altri attenti osservatori, è stata rinviata a giovedì.

Chi vuole il piano

Anche se le critiche finiscono per prendere di mira soprattutto von der Leyen, va ricordato che il piano industriale per bilanciare i sussidi all’industria ‘green’ americana è stato chiesto a gran voce da diversi Stati membri, a partire dalla Germania e dalla Francia, che mirano soprattutto a un allentamento delle norme Ue contro gli aiuti di Stato per poter sostenere massicciamente le rispettive economie. Paradossalmente queste pressioni hanno aumentato l’urgenza per un piano ancora più strutturato, dal momento che gli altri Stati membri – Italia in testa – si sono subito preoccupati per gli effetti interni al mercato Ue di un via libera di Bruxelles sugli aiuti alle aziende. Lo scorso anno oltre l’80% degli aiuti autorizzati dalla Commissione sono infatti andati alle aziende tedesche e francesi, producendo uno squilibrio interno al mercato unico. Di qui le richieste all’esecutivo europeo di lavorare a un piano che includa anche nuovi strumenti di finanziamento comune, sulla falsariga di quelli approvati durante la pandemia, che possa bilanciare i diversi spazi di manovra economica degli Stati.