Chi sono i nuovi latifondisti che si stanno accaparrando le terre in Europa

agricoltura

(https://www.agrifoodtoday.it) – Grandi aziende agricole, banche ma anche politici e società di assicurazione. Questo il profilo dei nuovi latifondisti, che in Europa stanno concentrando nelle loro mano superfici sempre più grandi di terreni. E non sempre la finalità è quella della produzione di alimenti. Stiamo assistendo da anni ad una generale riduzione delle terre coltivabili, con sviluppi urbani insostenibili e pericolosi sul piano idrogeologico, ma quelle a disposizione tendono anche ad essere acquistate da pochi soggetti, che con la produzione di cibo spesso non hanno né legami storici né intenzioni di tutela. Il ramo europeo dell’organizzazione Via Campesina, ong che tutela piccoli produttori e famiglie di agricoltori attenti a pratiche agroecologiche, per frenare questo fenomeno e promuovere invece un incremento del numero degli agricoltori/proprietari terrieri, ha proposto all’Unione europea di fissare un limite massimo di 500 ettari posseduti da un solo proprietario, che si tratti di un privato, una banca o una società per azioni. Si tratterebbe di un modo per preservare il modello mediterraneo di produzione degli alimenti.

Modello “multinazionali” nei campi

Secondo le stime dell’organizzazione, in Europa appena 9,1 milioni di aziende agricole gestiscono 157 milioni di ettari di terra, pari al 38% dei terreni dell’Ue (dati Eurostat 2020). Se il numero di imprese si è ridotto, visto che nel 2003 ce n’erano 15 milioni, aumenta al contempo la dimensione media di queste imprese. Via Campesina vede la concentrazione fondiaria come motivo di preoccupazione per diversi motivi. In primis economico: le distorsioni tipiche delle multinazionali si hanno anche nella proprietà di terreni, nel momento in cui dominano pochi soggetti. In secondo luogo si rischia di perdere qualità nel cibo, visto che su grandi appezzamenti si tende a coltivare solo ciò che conviene di più a livello economico, abbandonando invece colture più specifiche e/o meno redditizie, ma fondamentali per la biodiversità rurale.

Stress ambientale

C’è poi un problema ambientale. I latifondisti possono avere maggiore tendenza a distruggere le foreste e i boschi presenti sui loro terreni per ampliare ulteriormente le loro produzioni. Tra i risultati della concentrazione c’è anche una grande meccanizzazione ed il ricorso a tecnologie “escludenti”, spesso troppo complesse per personale non specializzato. A farne le spese spesso è l’ambiente, con i suoli sottoposti a stress eccessivo. Questa visione è stata confermata anche da un parere del Consiglio economico e sociale europeo, anch’esso preoccupato da fenomeni di accaparramento, che starebbero distruggendo il modello tipico dei Paesi del Mediterraneo, legato a produzioni di tipo familiare con appezzamenti piccoli e diffusi sui territori.

Le distorsioni della Pac

Le ragioni di questa concentrazione, sottolinea Via Campesina, va ricondotta anche alla Politica Agricola Comune (Pac), visto che concede aiuti in base agli ettari posseduti, spingendo così gli agricoltori ad espandersi o a rinunciare. Anziché aiutare l’agricoltura, le distorsioni della Pac avrebbero causato una serie di danni: aumento dei prezzi della terra, riduzione della ricchezza prodotta per la collettività e rinnovo generazionale al rilento, nonché accelerazione del degrado ambientale.[…]