(https://www.ilgiornale.it) – È un fiume in piena Antonio Panzeri. Rotti gli argini dell’omertà, in cambio di una riduzione della pena, ha rivelato i segreti del Qatergate, anche quelli più scioccanti. Un anno di carcere invece di cinque è servito all’ex eurodeputato del Pd per vuotare completamente il sacco, soprattutto sull’utilizzo della grande quantità di denaro in contanti che sarebbe finita nelle sue tasche. “Ne avevo troppo – avrebbe detto ai magistrati belgi durante gli interrogatori – non sapevo cosa farne. A volte è capitato che ho gettato i soldi nei cassonetti dei rifiuti”. Il politico di sinistra beccato con una valigia piena di banconote, frutto delle mazzette ricavate dal Marocco, dal Qatar e dalla Mauritania è ormai un libro aperto. Lui parla e il giudice titolare dell’inchiesta Michel Claise annota.
► “Eurodeputati dem eletti coi voti marocchini”: la nuova rivelazione sul Qatargate
Lo sperpero di denaro
Panzeri non sapeva dove conservare il denaro in contanti che gli pioveva sulla testa e ha pensato di gettarne una parte nell’immondizia. A rivelare il contenuto delle interrogazioni dell’esponente dei democratici è stata l’emittente televisiva tedesca Deutsche Welle. Il flusso di banconote è cominciato a circolare dal 2014, ma le vagonate di soldi sono arrivate solo nell’ultimo anno. Panzeri e l’assistente Francesco Giorgi, compagno dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili, avrebbero stretto un accordo illecito con il Marocco e la Mauritania: denaro per ottenere voti favorevoli all’Ue. Il salto di qualità, però, è avvenuto con il Qatar.
► Panzeri tira in ballo anche Comi e Camusso: “Finanziata la campagna della leader Cgil”
Il fiume di soldi arrivati dal Qatar
Il connubio con il Paese della penisola araba ha fruttato a Panzeri e Giorgi un milione di euro a testa per il 2018 e il 2019. Tanti soldi, difficili anche da occultare. Un flusso così pericoloso da convincere Panzeri a lasciare nei cassonetti dei rifiuti una parte del contante. Ora, la legge sui testimoni di giustizia in vigore in Belgio ha permesso all’ex deputato europeo del Pd di patteggiare la pena riducendola notevolmente. D’altronde sparare nel mucchio conviene per evitare di stare troppo tempo dietro le sbarre.