Sono state pubblicate le motivazioni della sentenza di appello che ha confermato la condanna a 20 anni per Suleiman Adams, il ghanese responsabile dell’omicidio della pastora Agitu Ideo Gudeta nel dicembre 2020.
Secondo i giudici della corte, il ricorso della difesa è da respingere in toto sia per il crimine commesso da Adams, 34 anni, per il quale non è emerso con chiarezza un movente certo, sia per l’efferatezza di aver compiuto atti di autoerotismo dopo aver colpito la vittima con una mazzuola. All’origine, forse, ragioni economiche, ma secondo i giudici non è rilevante per concedere le attenuanti generiche richieste dal legale Nicola Zilio.
Quando Adams riversava la sua crudeltà su Agitu, scrivono i giudici, lei era incosciente ma ancora viva: “Non intendeva offenderla quando era già morta, ma aveva lo scopo di violentarla ancora in vita”. Un gesto che Adams ha raccontato come motivato da “odio, sfregio” nei confronti della pastora ormai esanime. Quindi, il responsabile non si è allontanato ma si è riverso in posizione fetale nella stalla consegnandosi alle forze dell’ordine al loro arrivo. La sua confessione successiva è stata ritenuta superflua alla ricostruzione dell’accaduto, e giudicata dalla corte “non spontanea”. Omicidio volontario e violenza sessuale aggravata sono due i reati per cui ha subito la condanna anche in secondo grado.
“Come difensori di parte civile siamo soddisfatti della sentenza che riconosce senza se e senza ma la tesi del femminicidio e la ripugnanza del comportamento tenuto all’imputato , anche se nessuno potrà restituire Agitu ai suoi cari”. Questo il commento degli avvocati dei famigliari della compianta pastora della valle dei Mocheni.
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