Wojtyła, prima di diventare pontefice avrebbe contribuito a insabbiare gli abusi sui minori in Polonia: trasferiva i responsabili senza dire nulla
di Antonio Amorosi – www.affaritaliani.it – “Dopo quello che mostreremo, non sarà più possibile dire che Karol Wojtyła non sapesse”, ha spiegato il giornalista polacco Marcin Gutowski, lanciando il suo nuovo reportage giornalistico “Francescani 3” (Franciszkańska 3, come la via e il numero civico della sede della Curia di Cracovia), trasmesso da TVN24 Polonia per la serie “Bielmo”. Il reportage mostra come Karol Wojtyla, quando era cardinale a Cracovia, fosse stato informato sugli abusi subiti dai minori nella Chiesa Cattolica polacca e li abbia coperti.
Prima di diventare pontefice avrebbe contribuito a insabbiare gli abusi. Non solo: ha trasferito i sacerdoti in altre Diocesi, in un caso anche fuori dal Paese, in Austria, per garantire che non si individuassero gli scandali, ma nei trasferimenti non ha informato le nuove sedi degli abusi o fornito le informazioni in suo possesso. Un documentario choc che rischia di far calare un ombra sul Papa che per 27 anni, dal 1978 al 2005, momento della sua morte, ha guidato con acume e sapienza la Chiesa di Roma.
Wojtyla, che ha meriti eccezionali nella storia contemporanea e in quella della Chiesa Cattolica, nel 2014 è stato anche proclamato santo da Papa Francesco.
Durante il reportage Gutowski ha raccolto la voce delle vittime dei preti pedofili, quelle delle loro famiglie, degli ex dipendenti della Diocesi della Chiesa ed è riuscito ad accedere a documenti dell’ex polizia segreta polacca nell’era comunista, la SB (Służba Bezpieczeństwa Ministerstwa Spraw Wewnętrznych) e a rari documenti ecclesiastici, costruendo tutto l’impianto dell’inchiesta.
Una delle fonti di Gutowski ha raccontato come nel 1973 avesse riferito personalmente a Wojtyla sugli atti di pedofilia riguardanti un sacerdote. “Wojtyla voleva prima assicurarsi che non fosse un bluff”, ha spiegato la fonte. “Ha chiesto che non venisse segnalato da nessuna parte”, ha aggiunto sostenendo che Wojtyla gli riferì “che se ne sarebbe occupato”. L’allora cardinale di Cracovia aveva chiesto esplicitamente che la vicenda fosse tenuta rigorosamente nascosta.
Gutowski ha anche raccontato che la Diocesi di Cracovia gli ha rifiutato l’accesso ai propri archivi. La Chiesa polacca in passato non ha fornito documenti alla magistratura o alla commissione pubblica d’inchiesta che indagava sui casi di abusi accaduti negli ambienti della Chiesa. Ma col passare degli anni i gravi comportamenti, diffusi su scala mondiale probabilmente da sempre, sono emersi con sempre maggiore prepotenza.
Alcuni mesi fa la miccia sulla Polonia è stata accesa dal giornalista olandese Ekke Overbeek che con il libro “Maxima Culpa” ha raccontato i medesimi avvenimenti nella Chiesa locale e sui quali Gutowski stava lavorando da tempo. Il reportage Tv ha avuto una gestazione di circa 2 anni e mezzo.
Nel 2020 il Vaticano ha ammesso l’errore del defunto Papa Giovanni Paolo II nell’ignorare i consigli arrivatigli dall’arcivescovo di New York per evitare la promozione a cardinale del pastore statunitense Theodore McCarrick, poi finito a giudizio per abusi. L’allora arcivescovo di New York faceva riferimento alla condotta sessuale di McCarrick che intratteneva rapporti con un altro sacerdote e condivideva il letto con giovani uomini. Presto sono emersi gli abusi sia su minori sia su seminaristi. Ridotto allo stato laicale nel 2021 McCarrick è finito a processo. È il più alto prelato negli Usa a finirci con accuse di pedofilia. Il dramma è che sulla base di documenti e oltre 90 interviste a testimoni, è stato redatto un rapporto che mostrava come la prima accusa ufficiale di pedofilia contro McCarrick fosse stata fatta solo nel 2017, anno in cui la Chiesa comincia con forza a sanzionare anche chi ha coperto gli abusi dei sacerdoti.