Comitato difesa suore di Fognano: “Giù le mani dall’Istituto, fate un passo indietro e si torni a dialogare”

Comitato difesa suore di Fognano

Hanno messo nero su bianco la recente storia del convento Emiliani di Fognano, sostenendo che le suore domenicane del Santissimo Sacramento siano state, economicamente parlando, “strangolate”. Con queste premesse e con queste accuse si è presentato pubblicamente il ‘Comitato Istituto Emiliani’ che, nella giornata di sabato, ha indetto un incontro al quale hanno partecipato alcuni rappresentanti del comitato, tra cui Armando Manocchia, conduttore della trasmissione televisiva durante la quale la madre superiora suor Marisa Bambi aveva denunciato anche alcune riunioni ad “alta tensione” durante il periodo di reggenza del precedente commissario.

Sabato Manocchia ha riassunto la storia recente dell’Istituto e dei commissariamenti con dichiarazioni verosimilmente intercorse tra l’Istituto stesso e la Congregazione degli istituti religiosi del Vaticano. Inoltre sono stati messi in evidenza alcuni passaggi come “il cambio della rappresentanza legale da suor Marisa al commissario” e la vendita di alcuni beni, in particolare una villa romana, che sarebbe stata disposta per colmare la situazione deficitaria dell’Istituto ma che secondo quanto affermato dai rappresentanti del comitato sarebbe stata alienata per “poco più della metà del valore”. Altro è stato riportato circa i rapporti tra il commissario, la madre superiora e le consorelle, nonchè in merito ad azioni di tipo legale e patrimoniale, dipingendo un quadro piuttosto articolato e complesso.

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“Ci siamo costituiti in comitato con l’unico intento di sostenere questo patrimonio della comunità che è l’istituto e le suore – spiega Manocchia -, anche alla luce di quello che stanno vivendo e sopportando. Attraverso delle scuse, suor Marisa è stata accusata di mala gestione, e le suore sono state depredate del loro carisma e dei loro beni. Abbiamo ritenuto opportuno quindi uscire allo scoperto e le cose che abbiamo detto sono supportate da documenti. Noi siamo ancora dell’idea che si possa dialogare. Chiediamo di ripristinare la situazione antecedente al 2020, restituire la rappresentanza legale alla madre superiora, e consentire alle suore di ripristinare le loro attività. Solo così metteremo una pietra sopra a quello che è successo. Questo istituto di 14mila metri quadrati è di proprietà delle suore, non della Chiesa. Lancio un messaggio: fate un passo indietro”.
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