Il viaggio a Kiev del Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore, On. Giorgia Meloni, non é piaciuto a molti. Il popolo italiano, come gli altri popoli europei, non vogliono la guerra e temono l’escalation di un conflitto che non ci appartiene non essendo la Repubblica di Ucraina né membro dell’Unione Europea, né dell’Alleanza Atlantica del Nord.
Peraltro, a margine delle cause che hanno condotto, lo scorso febbraio 2022, all’inizio dell’operazione speciale da parte della Federazione Russa, eventuali aiuti e supporti militari ad un Paese aggredito, sul piano del diritto internazionale pubblico, richiedono una deliberazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite volta a delineare un quadro chiaro ed uniforme all’interno del quale operare. Ad oggi questo provvedimento é mancante. Esistono risoluzioni di condanna approvate dall’Assemblea generale dell’Onu le quali non hanno un valore giuridicamente vincolante, esprimendo semplicemente un indirizzo geopolitico. Certamente per le sue modalità di composizione e per il suo sistema di voto il Consiglio di Sicurezza é un organo “bloccato”, impossibilitato ad adottare, a riguardo, qualunque decisione, resta, tuttavia, l’unica sede internazionale preposta per legittimare invio di armi o quant’altro si ritenesse necessario.
L’Alleanza Atlantica del Nord non ha alcun titolo ad intervenire, in quanto si é in presenza di un conflitto “regionale” che non coinvolge alcuno degli Stati firmatari del Trattato del 1949. Dal canto suo l’Unione Europea ha adottato misure restrittive, ai sensi del Trattato di Lisbona del 2007, per colpire l’economia russa senza peraltro risultati concreti e senza aver svolto un ruolo da mediatore tra i due Stati coinvolti nella guerra in corso.
In questo contesto la posizione del Governo italiano é stata, anche condizionata ed obbligata dalle scelte dell’Esecutivo precedente, di assoluta sudditanza e l’inopportuna visita di Meloni a Kiev lo dimostra in modo inequivocabile. L’Italia poteva e doveva, visti i rapporti di amicizia con Mosca, porsi in una posizione di neutralitá, favorendo in ogni modo il dialogo tra le parti. Una scelta che avrebbe trovato il sostegno dell’Ungheria e che, comunque, visto il ruolo di Stato fondatore delle Comunitá europee negli anni ’50 del secolo scorso, avrebbe assunto un impatto politico molto forte.
La Meloni non ha né le competenze, né la volontá, né gli uomini per arrivare ad una scelta di questo tipo, l’unica veramente patriottica all’interno di un patriottismo vuoto, ridotto a mero “flatus vocis”, incapace di cogliere i reali interessi nazionali. La Meloni non puó parlare di pace quando l’Italia appoggia incondizionatamente uno degli Stati coinvolti, né di ricostruzione (quanti interessi ci sono?) quando é il nostro Paese che necessita di essere ricostruito o meglio rifondato nella sua stessa “anima”.
Sapevamo che le elezioni politiche del 25 settembre 2022 non avrebbero cambiato alcunché. Ne abbiamo solo la conferma. Per queste ragioni, anche grazie alla mediocritá della classe parlamentare, ci troviamo sull’orlo di una catastrofe che tutti ci auguriamo di non vivere…
Prof. Avv. Augusto Sinagra
Prof. Daniele Trabucco