Ausl Romagna, ex direttore Aifa assunto per incarico da 730mila euro

Nicola Magrini aifa

“Non si trovano le risorse per un medico da impiegare sulla Mike 42, l’automedicalizzata che faceva base a Meldola, non si trova un milione di euro per completare l’ampliamento del Pronto Soccorso di Forlì. Il presidente della Regione e candidato segretario del Pd Stefano Bonaccini, mercoledì in visita proprio a Forlì, si straccia le vesti per i tagli alla sanità, sostenendo che mancano ancora i rimborsi degli ultimi tre anni per le spese Covid e il caro energia su cui il Governo Meloni appena insediato ha ben poche responsabilità. Ma poi non si batte ciglio per ingaggiare un nuovo super dirigente nazionale da inserire nel già ricco quadro di vertice dell’Ausl Romagna e per cui si impegnano ben 730mila euro nei prossimi cinque anni e per un settore non propriamente strategico come quello della qualità. Basta scusa, basta bugie. E’ evidente che il problema non è quello delle risorse economiche, ma il disegno è di indebolire la sanità forlivese punto e basta”.

Così Luca Bartolini, coordinatore forlivese di Fratelli d’Italia, commenta l’attribuzione dell’incarico quinquennale di direzione della Struttura complessa dell’Unità operativa “Qualità e Governo Clinico” dell’Ausl Romagna a Nicola Magrini, ex direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco, chiamato nel marzo 2020 in piena pandemia dall’allora Ministro Speranza del Governo Conte alla guida dell’Aifa, e poi rimosso il mese scorso dal Governo Meloni dall’incarico con lo spoil system.

“La sostituzione di Magrini rientra, insieme a diversi altri dirigenti pubblici, nell’applicazione dello spoil system portato avanti dal governo Meloni che lo ha lasciato in carica solo fino al 23 gennaio scorso – ricorda Bartolini -. Ma il professionista, tempo una settimana, ha subito trovato ricollocazione nel nostro territorio: infatti, dal 1 febbraio, per effetto di una deliberazione del Direttore Generale dell’Ausl Romagna Tiziano Carradori (delibera numero 34 del 31 gennaio 2023), gli è stato attribuito un contratto di 5 anni quale direttore dell’Unità operativa “Qualità e Governo Clinico” per una spesa annua di 146.031,67 euro. Ma che coincidenza: proprio mentre Bonaccini lamentava presunti tagli nazionali al budget della sanità, l’Ausl della Romagna impegnava 730.000 euro per i prossimi 5 anni per un alto dirigente nazionale calato nel nostro territorio per la gestione della qualità del servizio. La qualità, lo possiamo anticipare noi a Magrini, da quando c’è l’Ausl Romagna sta calando e continuerà a farlo se si continua di questo passo: non si trovano risorse per far salire un medico sulla seconda automedicalizzata forlivese, un servizio di emergenza che deve salvare la vita ad infartuati, incidentati o con altri problemi urgenti di salute, ma nel giro di soli sette giorni si trova il modo di rimettere al lavoro, non nello staff regionale dell’Assessorato Regionale ma direttamente nell’Ausl che taglia questo servizio, un alto dirigente romano fatto fuori dallo spoil system del Governo Meloni. Un super dirigente che, per il suo curriculum, sarebbe stato già strano trovare a Bologna, figuriamoci in una azienda sanitaria del territorio dove le complessità da affrontare, peraltro in un settore non strategico come la qualità, non sono certo del tenore di quelle dell’Agenzia Italiana del farmaco (Aifa)”.

“A Bonaccini, che a parole ha messo il diritto alla sanità in cima alla sua agenda, diciamo che se veramente la vuole riportare al centro del suo programma politico, allora deve ripartire dai territori, garantendo adeguati servizi ai cittadini mediante strutture a misura d’uomo e non tramite mega carrozzoni come l’Ausl della Romagna oramai gestita come un Ministero, più utile a riposizionare direttori generali romani ad ogni cambio di Governo che a fornire servizi all’altezza delle aspettative dei cittadini. L’Ausl unica è sempre stata presentata come una sperimentazione, ma in Regione non è stata seguita da nessun altra e, alla luce di tutte queste vicende – conclude Bartolini è evidente come la sperimentazione sia fallita. Riteniamo sia il caso di valutare la ricostituzione della vecchia Ausl di Forlì, che sicuramente non avrebbe tagliato un servizio di emergenza per il proprio territorio, un servizio richiesto da tutti i suoi 15 Sindaci, e neppure avrebbe potuto permettersi di essere usata per assumere direttori generali di agenzie nazionali finiti al centro dello spoil system”.  (https://www.forlitoday.it)