di Andrea Cionci – Dopo Mons. Gaenswein che scrive come papa Benedetto abbia mantenuto per nove anni veste bianca e nome pontificale perché credeva di vivere ancora per poco, è arrivato Seewald a dichiarare che Benedetto XVI si è dimesso “per l’insonnia”. Una dichiarazione ovviamente ironica, nel tipico stile di papa Benedetto, tipo quella: “ho scritto la Declaratio in latino per non commettere errori”. (Non si riferiva ai noti errori di sintassi, ma al fatto che solo in latino poteva applicare il sistema munus/ministerium ed evitare l’errore storico di abdicare).
Ricordiamo fra gli ultimi messaggi di papa Ratzinger: “Potete credere, o non credere, la risposta è nel Libro di Geremia” e in questo, ad vocem “sonno” esce: “Con veleno preparerò loro una bevanda, li inebrierò perché si stordiscano. Si addormenteranno in un sonno perenne e non si sveglieranno mai più”.
Chiaro. Del resto, il Mordkomplott uscito provvidenzialmente con Vatileaks e di cui ha scritto Marco Lillo de Il fatto Quotidiano, aveva parlato proprio di un progetto per uccidere papa Benedetto. Se fosse morto, il conclave che sarebbe seguito sarebbe stato valido. Invece, papa Benedetto ha fatto in modo che chiunque venisse eletto dopo di lui non fosse un vero papa.
L’impressione è che i due più chirurgici e precisi latori dei codici Ratzinger, Gaenswein e Seewald, le stiano sparando sempre più grosse e incredibili per “stressare” il dibattito e stimolare la ricerca della verità. E noi raccogliamo volentieri l’input.
Se sulla battuta dell’insonnia resta un margine di ambiguità, sulla frase dei “mille anni” dalle dimissioni, no. Nel precedente articolo QUI vi abbiamo dimostrato in modo scientifico e inoppugnabile come papa Benedetto XVI non ha mai abdicato ed è rimasto l’unico papa fino alla fine: ha rinunciato al ministerium, l’esercizio del potere, come aveva fatto esattamente 1000 anni prima, nel 1013, Benedetto VIII, con la differenza che Ratzinger lo ha fatto nel pieno dei poteri. Questo è avvenuto non per sua volontà, ma a causa del fatto che i cardinali, non avendo compreso la Declaratio, gli hanno convocato un altro conclave alle spalle, mentre lui non era abdicatario. In tal modo lo hanno detronizzato e mandato in “sede totalmente impedita”. Questo è l’unico caso canonico, infatti, in cui il papa può perdere il ministerium trattenendo il munus. In sede impedita, il papa resta papa e, se si elegge un nuovo papa, questi è antipapa.
Così, la sua rinuncia all’esercizio del potere è diventata “effettiva”, cioè fattuale, il 28 febbraio 2013, ma in realtà c’è un dettaglio dalla portata storica che abbiamo appena messo a fuoco grazie al contributo del professore di storia e religione Luca Brunoni.
La vulgata bergogliana vuole farci credere che papa Benedetto abbia abdicato al papato con (la canonicamente assurda) decorrenza dalle ore 20.00 del 28 febbraio, ma questo NON RISPONDE AL VERO, non solo per la non-abdicazione, ma anche per l’orario indicato.
Dimostrazione
Nella Declaratio, infatti si legge: “declaro me ministerio Episcopi Romae, SuccessorisSancti Petri, mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commisso renuntiare ita ut a die 28 februarii MMXIII, HORA 20, sedes Romae, sedes Sancti Petri vacet”.
“Dichiaro di rinunciare al ministerium di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà VUOTA (e non vacante come è stato tradotto)”.
(Visto che Benedetto si sposterà nella sede di Castel Gandolfo, sappiamo che nella Declaratio si riferisce al Palazzo apostolico di Roma che, infatti, resterà vuoto).
Nel suo intervento a voce, che potete riascoltare QUI papa Benedetto dice “HORA VIGESIMA” che avrebbe dovuto pertanto essere trascritta come “hora XX”:
ATTENZIONE: questa non corrisponde affatto alle 20.00 del Sistema Orario Internazionale a 24 ore. Per l’orario romano seguito in Italia e nei possedimenti pontifici fin dal Medioevo – come sistema di puro computo delle ore – il conteggio non cominciava dopo mezzanotte, ma dal tramonto, che, naturalmente, è variabile nel corso dell’anno, quindi questo sistema serviva solo per dare indicazioni sulle ore del giorno e non per fornire una datazione. L’hora romana misura un lasso di tempo fra due ore nostrane, (vedasi grafico).
Il giorno 28 febbraio del 2013, cominciava al tramonto,alle 18.00 per il nostro orario.
Per trovare l’hora vigesima del 28 febbraio, dalle 18.00 si contino venti ore fino a giungere, secondo il nostro orario, al lasso di tempo 13.00-14.00 del 1° marzo.
E cosa succede nella tarda mattinata del 1° marzo?
All’interno della XIX hora, in un minuto variabile tra le 12.00 e le 13.00 (mai oltre questo termine) esce sempre il BOLLETTINO vaticano. Infatti, intorno alle 12.30 del 1° marzo il cardinale decano Angelo Sodano, fa diffondere, tramite bollettino, la convocazione del nuovo conclave illegittimo che detronizza papa Benedetto e lo manda in sede totalmente impedita (can. 335).
Ecco perché Benedetto dice che si “dimette, IN MODO CHE la Sede di Roma resti VUOTA”a partire dall’hora vigesima, (lasso 13.00-14.00), la prima hora dell’orario romano in cui sicuramente le sue dimissioni erano già effettive.
Tutto torna in modo spaventosamente millimetrico. Infatti, papa Ratzinger, alle 17.00 del 28 aveva già preso l’elicottero, volando a Castel Gandolfo dove sul palazzo apostolico campeggia un orologio romano FUNZIONANTE.
Alle 17.40 del 28, poco prima del tramonto, che nell’orario romano corrispondono al 40° minuto della XXIV hora del conteggio orario romano precedente, Benedetto si affaccia al balcone di Castel Gandolfo e dichiara: “Voi sapete che questo mio giorno [che sta per cominciare secondo l’orario romano] non è come quelli precedenti”: lo sappiamo sia perché l’ha scritto nella Declaratio, in cui usava l’orario romano, sia, empiricamente, perché sopra la sua testa c’è l’orologio del palazzo pontificio di Castel Gandolfo che, perfettamente regolato, segna l’ora romana.
Dice ancora Benedetto: “Non sarò più pontefice sommo, fino alle otto di sera (cioè fino all’ora vigesima in ore romane) lo sarò ancora, poi non più”.
Abbiamo già indagato QUI come papa Benedetto, attingendo a una desueta e antica inversione del titolo di Sommo Pontefice, produca un significato chiarissimo affermando che non sarebbe stato più” il pontefice al sommo grado, nel posto più alto e visibile”. Sarò infatti un pontefice in secondo piano, nascosto, rispetto a un papa illegittimo che prenderà il suo posto e avrà tutti gli onori.
Alla fine, saluta tutti con: “Buonanotte!”: in effetti, per l’orario romano è come se fosse poco prima di mezzanotte.
Il suo nuovo stato da pontefice non più al sommo grado, partirà proprio dalla Convocazione del Conclave tra le 12 e le 13 e dalle 13.00 del giorno 1° marzo, cioè dall’inizio dell’hora vigesima, la prima hora utile in cui sicuramente la sede di Roma, il palazzo apostolico in Vaticano, sarà vuota, perché totalmente impedita. Benedetto si rinchiuderà nel monastero di clausura Mater Ecclesiae.
In sintesi: papa Benedetto, usando il sistema da “timer” dell’ orario romano, tradizionale nello Stato Pontificio e diverso dal Sistema Internazionale a 24 ore, ci ha fatto capire la vera natura delle sue dimissioni: non una sua volontaria abdicazione che diventa effettiva alle 20.00 del 28 febbraio, ma una detronizzazione (causa sede totalmente impedita) annunciata l’11 febbraio che porta la Sede di Roma ad essere VUOTA per le 13.00 del 1° marzo, cioè appena dopo che i cardinali convocano il conclave abusivo. La rinuncia di Benedetto al ministerium diviene contemporaneamente effettiva, è quindi imposta automaticamente dalla convocazione del nuovo conclave, da lui accettata, ma subìta, con rassegnazione (momentanea, ma ultimamente vittoriosa).
Infatti, solo nel caso giuridico della sede totalmente impedita è possibile separare il ministerium dal munus, causa forza maggiore.
Questo spiega il perché del geniale differimento. Un grafico per riepilogare:
Questo articolo necessita più di una lettura per essere compreso, ci rendiamo conto. Dovete però considerare che papa Benedetto ha organizzato tutto questo perché noi potessimo capire “a scoppio ritardato” qualcosa di perfetto e mirabile, ma non immediatamente evidente.
Era necessario, come scriveva il suo teologo prediletto Ticonio, che la “chiesa del diavolo” avesse tempo di manifestarsi, perché il popolo cattolico potesse rendersi conto. Nel frattempo, il Logos ha fatto il suo lavoro, conducendo alcune persone a comprendere lentamente il suo mirabile disegno di salvezza e a tentare di divulgarlo, fra mille difficoltà.
Con la sua straordinaria cultura e intelligenza, (ma non solo) papa Benedetto, l’unico vero Vicario di Cristo, ha salvato la Chiesa e il mondo dall’aggressione dei poteri mondialisti e massonici che stanno rovesciando il Cattolicesimo.
I nostri articoli vengono ovunque ostacolati, fatti sparire dalle indicizzazioni dei motori di ricerca, censurati dai social. Poi ci si mettono anche arcivescovi e cardinali a tentare di confondere le carte e di coprire l’antipapa, nella migliore delle ipotesi nell’illusione che tutto possa essere risolto secondo il solito metodo clericale manzoniano del “sopire, troncare, troncare, sopire”. Cavallo di Troia per questa operazione copertura, la fola bislacca dell’errore sostanziale, per cui Benedetto non aveva capito bene il ruolo del papa e siccome era modernista ha fatto il pasticcio del papato emerito.
Al prossimo conclave-inciucio, con gli 81 falsi cardinali bergogliani, questi intellettuali e prelati ci regaleranno così un altro antipapa.
Ma non importa: “il re è nudo”, ormai, l’antipapa anticattolico Francesco è stato smascherato e, come diceva Sant’Agostino, la verità è come un leone: basta liberarlo e si difende da solo. Bisogna solo vedere quanto tempo ci vorrà.