Niente malattie e capacità produttiva quasi pari a quella dei fertilizzanti convenzionali. Questo l’esito di una ricerca che ha analizzato l’efficacia e la sicurezza di feci ed urine utilizzati in via sperimentale nei campi. I rifiuti umani sono stati in verità sfruttati per migliaia di anni come fertilizzanti, possedendo i nutrienti chiave di cui necessitano le piante per crescere: potassio, fosforo e azoto. Da tempo ormai i nostri escrementi vengono però scaricati nei servizi igienici finendo nel sistema fognario, ma secondo i ricercatori costiuiscono una risorsa fondamentale per rendere più sostenibile il nostro sistema agricolo, peraltro senza incidere negativamente sulla resa.
Rese simili
“I fertilizzanti dall’urina umana nitrificata hanno dato rese simili a quelle di un prodotto fertilizzante convenzionale e non hanno mostrato alcun rischio per quanto riguarda la trasmissione di agenti patogeni o prodotti farmaceutici”, ha sottolineato Franziska Häfner, coautrice dello studio impegnata in un dottorato presso l’Università di Hohenheim in Germania. La ricerca, pubblicata su Frontiers in Environmental Science, si è concentrata su un raccolto di cavoli bianchi coltivati a una ventina di chilometri a sud di Berlino tra giugno e ottobre 2019. Sulla coltivazione hanno testato tre prodotti a base di rifiuti: due fertilizzanti derivati dall’urina umana e uno dalle feci umane chiamato “compost fecale”. I risultati sono stati poi confrontati con quelli dell’utilizzo della vinaccia, un fertilizzante organico commerciale ricavato dalla barbabietola da zucchero, nonché un sottoprodotto della produzione di bioetanolo.
Le rese del fertilizzante a base di urina sono risultate paragonabili, o anche leggermente superiori, a quelle del fertilizzante commerciale. Un calo invece è stato riscontrato per la resa del compost fecale, inferiore in media del 20-30%. Questa tipologia dal canto suo ha incrementato il carbonio del suolo, realizzando probabilmente una fertilità più duratura. Secondo le studiose mescolare il fertilizzante urinario a quello derivante da escrementi sarebbe l’opzione più sostenibile, producendo rese inferiori in media di appena il 5-10% rispetto agli omologhi in commercio.
Ibuprofene nelle teste di cavolo
Oltre alla produttività, le ricercatrici hanno testato la sicurezza dei fertilizzanti, esaminando i rifiuti alla ricerca di 310 sostanze chimiche come repellenti per insetti, additivi per gomma e ritardanti di fiamma, che le persone a volte versano nelle toilette. Hanno esaminato inoltre prodotti farmaceutici come antidolorifici e ormoni, che finiscono principalmente nelle urine. Oltre il 93% di queste sostanze chimiche non è stato rilevato, mentre il resto era presente in concentrazioni molto basse. In particolare sono state trovate tracce di antidolorifici come l’ibuprofene e la carbamazepina, un medicinale usato per trattare l’epilessia e come stabilizzatore dell’umore, nelle parti commestibili dei cavoli (cioè la testa). Queste ridotte quantità sono state assorbite tramite le radici. “In generale, il rischio per la salute umana dei composti farmaceutici che entrano nel sistema alimentare attraverso l’uso di compost fecale sembra basso”, ha evidenziato il team di ricerca.
I rischi dei fertilizzanti sintetici
Anche se tradizionalmente i fertilizzanti sintetici sono associati all’aumento della produzione alimentare e alla riduzione della fame, i costi ambientali sono incredibili, con inquinamento dell’aria e dell’acqua e declino della fauna selvatica. Elevate anche le emissioni di gas serra, dato che i fertilizzanti azotati sintetici sono reputati responsabili di circa il 2% del consumo energetico globale. Al tempo stesso i fertilizzanti sintetici, che l’Europa ha importato a lungo e in larga misura da Russia e Bielorussia, costituiscono oggi un problema economico rilevante per le aziende agricole, con costi alle stelle e dubbi sulla costanza della loro reperibilità. La ricerca evidenzia che questo fattore determinerà a breve un aumento dei costi alimentari che metterebbe a rischio di denutrizione circa 100 milioni di persone.
Toilette da cambiare
Per l’esperimento, le ricercatrici hanno utilizzato i rifiuti raccolti in servizi igienici a secco, ma per ottenere un riciclaggio efficace dei rifiuti umani sarebbero necessarie modifiche ai servizi igienici in maniera tale che l’urina e le feci possano essere separate, raccogliendo così le sostanze nutritive che contengono. “Penso che i servizi igienici ad acqua così come li conosciamo saranno sul nostro pianeta solo per un breve periodo di tempo. Sono belli e comodi ma non funzionano a lungo termine, perché non sono sostenibili” ha affermato Ariane Krause, l’altra coautrice dello studio e ricercatrice presso l’Istituto di coltivazioni vegetali ed ornamentali di Leibniz in Germania.
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