Covid, Vaia: “oggi è spesso asintomatico, tranne in anziani e non vaccinati”

covid Vaia

ROMA, 13 GEN – “Questo mese cadono i tre anni dal ricovero della coppia cinese allo Spallanzani. Sono successe tante cose, abbiamo fatto un buon lavoro e non dobbiamo tornare indietro. Però bisogna essere chiari su una cosa: quello di oggi io preferisco chiamarlo, e propongo di farlo, non più ‘Covid-19’ ma ‘Covid-23’, perché è una sindrome completamente diversa da quella che abbiamo visto tre anni fa”. Così all’ANSA il direttore generale dello Spallanzani di Roma Francesco Vaia.

“Il Covid-19 – ha spiegato – ha determinato tanti lutti in Italia e mondo. Ma quello di oggi non è più lo stesso. Salvo nei casi di grandi anziani, malati, non vaccinati, si presenta spesso asintomatico, con polmonite solo in bassa percentuale. E’ un virus completamente diverso da quello che abbiamo visto nel passato. In base a questo, e il ministro ha correttamente rivisto le misure, si può dire al Paese che siamo in una fase diversa. Ora bisognerà vedere di nuovo gli indicatori: non possono essere più contagi e incidenza, ma tasso di ospedalizzazione e decessi”.

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E anche il bollettino del ministero della Salute oggi fa registrare segnali positivi: nell’ultima settimana dal 6 al 12 gennaio in Italia diminuiscono i casi di Covid-19 del 38,2% ed i decessi del 25,7% (da 775 a 576). I nuovi contagi sono stati 84.076 contro i 135.990 della settimana precedente. Il Tasso di positività è dell’11% meno 4,9% rispetto a sette giorni fa (15,9%). Vaia ricorda oggi con simpatia la coppia cinese che fu ricoverata il 29 gennaio del 2020 a Roma: “Ci hanno mandato gli auguri e pensano con affetto allo Spallanzani – ha raccontato – ci dicono che vorrebbero tornare per un viaggio di piacere”. La Cina in questo momento, ha detto Vaia, “è in una situazione completamente diversa rispetto a noi. Però – è l’appello dell’esperto – dobbiamo pretendere che l’Oms sia più incisiva. Gli Stati facciano pressione, deve essere più proattivo e pretendere dalla Cina più trasparenza nei dati, perché serve a tutti”. (ANSA).