di Francesco Storace – È meraviglioso il dibattito sulle nomine di governo. Soprattutto perché caratterizzato dalle urla di chi al potere c’è stato per davvero. Il Pd non ha tralasciato alcuno spazio, ha occupato ovunque: nello Stato, nelle società partecipate, nei comuni, nelle regioni. Praticamente bastava essere amico degli amici o compagno dei compagni per avere fortuna. La conoscenza giusta trasformava il militante in tecnico di valore e dal curriculum specchiato. E senza nemmeno il disturbo, soprattutto a livello centrale, di dover vincere le elezioni.
Adesso le ha vinte il centrodestra e per uno strano gioco del destino le nomine dovrebbe farle chi le ha perse. Raggiungendo la perfezione se non si toccano quelli nominati dal Pd.
Cianciano di democrazia, ma devono studiare un po’ per praticarla. Esistono leggi e prassi che inchiodano quelli del Nazareno alle loro responsabilità pregresse. Hanno fatto man bassa negli anni e ora vogliono dettare lezione al centrodestra. Ma se esistono norme che prevedono lo spoils system, devono accettare di pagarne le conseguenze. Se c’è una prassi che ha visto il vincitore decidere che cosa succede in ministeri ed enti vari, ci devono stare.
Non esistono miracolati del curriculum con il diritto a resistere a ogni stagione politica e ci chiediamo semmai, a tal proposito, quand’è che toccherà alla Rai il cambiamento che si comincia a intravedere nelle nomine. Sì, strilleranno, ma non ha molto senso continuare a vedere un’aggressione senza fine al centrodestra da parte di chi è stato piazzato dal Pd a orientare l’informazione pubblica.
Comunque, non bisogna fermarsi solo perché l’opposizione rivendica ciò a cui non ha diritto. Perché quando ha comandato la sinistra è stata spietata. E non avrebbe senso temerne la reazione. Sono giochi e strilli di palazzo che appassionano solo gli addetti ai lavori e non certo il popolo italiano. Che il canone non lo paga per cibarsi solo di Letta e soci. https://corrieredellumbria.corr.it