Gli Unni si trasformarono in predoni a causa della siccità: lo studio

Unni Attila

Potrebbe essere stata la carenza di cibo dovuta alla siccità a spingere gli Unni di Attila ad attaccare l’Impero romano, non la loro “infinita sete di oro” come è sempre stato tramandato. A suggerire questa nuova ipotesi è la ricostruzione del clima del V secolo, ottenuta grazie all’analisi degli anelli di accrescimento degli alberi nella regione dei Carpazi. Lo studio è pubblicato su Journal of Roman Archaeology dai ricercatori dell’Università di Cambridge.

I dati indicano che la regione dell’attuale Ungheria ha vissuto estati molto secche tra IV e V secolo: in particolare, i periodi di siccità dal 420 al 450 d.C. avrebbero ridotto i raccolti e i pascoli oltre le pianure alluvionali del Danubio e del Tibisco.

“Gli anelli degli alberi ci offrono una straordinaria opportunità per collegare le condizioni climatiche all’attività umana anno dopo anno”, afferma Ulf Buntgen del Dipartimento di geografia dell’Università di Cambridge. “Abbiamo scoperto che i periodi di siccità registrati nei segnali biochimici negli anelli degli alberi hanno coinciso con un’intensificazione dell’attività di incursione nella regione”. Le scorrerie più devastanti sarebbero avvenute proprio durante le estati più secche, nel 447, nel 451 e nel 452 dopo Cristo, come indicato dai ricercatori.

La siccità e la conseguente scarsità di risorse avrebbero costretto gli Unni a passare dall’agricoltura all’allevamento nomade: anche l’analisi dei loro denti dimostra un netto cambiamento nell’alimentazione, probabilmente dovuta alla necessità di adattarsi a qualunque fonte di cibo fosse disponibile. Questo, a sua volta, potrebbe aver innescato un cambiamento nei ruoli sociali, fino a trasformarli gli Unni in veri e propri predoni.
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