Vicepresidente Kaili ‘fortemente voluta’ da eurodeputati italiani del gruppo S&D

Eva Kaili

BRUXELLES – La scelta di Eva Kaili come una delle candidate socialiste alla vicepresidenza del Parlamento europeo “è stata una scelta fortemente voluta dalla delegazione italiana del gruppo S&D“. Così Dimitrios Papadimoulis, vicepresidente greco del Parlamento europeo del gruppo delle sinistre ricorda le trattative di inizio anno per le vicepresidenze dell’Eurocamera.

“C’erano già diversi rumors soprattutto sul rapporto con alcuni oligarchi greci ai tempi della politica nazionale e io cercai di avvisare alcuni amici in S&D sui miei dubbi, ma la sua candidatura era blindata dagli italiani e tollerata dalla delegazione spagnola, due delle delegazioni più potenti allora nel gruppo dei socialisti”, spiega Papadimoulis contattato da ANSA.

“Anche il leader stesso della sua delegazione Nikos Androulakis aveva espresso dei dubbi pubblicamente ma non se la sentì di bloccare una figura del suo partito per cui sembrava ormai fatta, oggi paga la sua debolezza”, prosegue Papadimoulis. “Molti mi scrivono oggi per darmi ragione, ma ora il danno è fatto”, conclude il vicepresidente greco.

“Eva Kaili si è mostrata estremamente vicina alle posizioni del premier greco Kyriákos Mitsotákis sul tema dello scandalo dell’uso di Pegasus in Grecia, con mia sorpresa poiché tra le persone spiate c’era il suo capodelegazione del Pasok, Nikos Androulakis”. Così ad ANSA l’eurodeputata liberale olandese Sophie in ‘t Veld, relatrice del testo sull’uso degli spyware prodotta dalla Commissione Pegasus del Parlamento europeo, di cui Kaili era relatrice ombra.

“La mia percezione è comunque stata quella di non avere un alleato in lei, come in altri membri della commissione, per questo motivo ho scelto di proseguire nel mio lavoro di stesura del testo da sola e posso dire di non aver ricevuto pressioni alcune”, spiega l’eurodeputata.

“Il dossier in mano alla Commissione Pegasus è certamente molto problematico, ma si tratta di fare luce sull’uso di spyware da parte di governi democratici europei, come Spagna, Polonia o Grecia sulle loro opposizioni. Certamente episodi di spionaggio dal Marocco non mi stupiscono ma non sono il tema centrale che prendiamo in analisi in commissione e non vedo un vero motivo per cui Rabat possa aver voluto far pressioni sul nostro lavoro”, commenta in ‘t Veld. “Per quel che riguarda Cozzolino non ricordo di averci lavorato assieme né che mi mi abbia cercato, sul dossier Pegasus tra noi non vi è stato contatto”, conclude l’eurodeputata.
ANSA EUROPA