Gryphon, la variante Covid che gli scienziati hanno catalogato come sottovariante XBB.1.5 del virus SarsCoV2, potrebbe essere la responsabile dell’impennata dell’epidemia di Covid-19 in Cina.
Complice anche l’allentamento delle restrizioni, la sottovariante in circolazione dall’ottobre scorso giocherebbe un ruolo importante nello spingere in alto contagi e ricoveri. Manca la certezza scientifica e questo perché, come spesso capita, la Cina non fornisce dati alla comunità internazionale. Che a far impennare l’epidemia sia il virus che muta è perciò ancora un’ipotesi, ma gli esperti la stanno considerando molto seriamente.
La Commissione Ue ha convocato il Comitato per la Sicurezza Sanitaria giovedì mattina per discutere con gli Stati membri e le agenzie europee le possibili misure “per un approccio coordinato alla luce della situazione attuale in Cina relativa al Covid”. È quanto un portavoce della Commissione Ue.
Variante Gryphon anche in Italia è presente
Oltre che in Italia, dove al 27 dicembre costituiva l’1,82% del virus SarsCoV2 in circolazione, la XBB è stata rilevata in Francia (1,22%), Belgio (4,56%), Germania (2,05%), Spagna (2,61%) e Regno Unito (5,44%) come indica il sito Our World in Data, citando i dati relativi alle sequenze genetiche del virus depositate nella banca dati internazionale Gisaid. La XBB è presente anche in Australia (3,33%), Canada (1,93%) e Stati Uniti (13,42%). Qui, in particolare, sembra collegata al recente aumento del 140% dei ricoveri a New York avvenuto nell’ultimo mese.
Il nuovo virus buca i vaccini?
A permettere alla XBB si diffondersi velocemente sarebbe la mutazione chiamata F486P, che le permetterebbe di sfuggire agli anticorpi generati sia da infezioni da Omicron 5 sia dai vaccini e inoltre rafforzerebbe il legame con il recettore Ace2 che si trova sulle cellule umane. Sono state rilevate anche mutazioni sulla proteina Spike, l’artiglio molecolare che il virus usa per agganciarsi alle cellule umane, più quattro mutazioni sulla nucleoproteina N, che ha la funzione di proteggere il genoma virale, e cinque sull’enzima necessario al virus per riprodurre il suo materiale genetico. “Questo significa – conclude Zollo – che il virus SarsCoV2 sta migliorando anche nella capacità di replicarsi”.
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