Va a trovare il padre in ospedale e lo trova morto. Nessuno se ne era accorto

letto ospedale

Una figlia arriva in ospedale per fare visita al padre ricoverato ma lo trova morto nel suo letto, forse da ore, senza che nessuno abbia dato l’allarme. È quando accaduto al presidio Villamarina di Piombino e adesso l’Asl ha avviato un’indagine.
Lucia Cataldo è andata in ospedale per fare compagnia al padre Cristoforo, 88 anni, ricoverato nel reparto di Medicina ma quando è entrata nella stanza che l’uomo divideva con altri pazienti, lo ha visto a letto con gli occhi chiusi. Si è avvicinata e ha fatto la peggiore delle scoperte: non stava dormendo, era morto. Forse da tempo.

“L’ho trovato morto nel suo letto dell’ospedale, ma i medici mi avevano detto che non era in pericolo di vita – le parole della donna riportate dalla stampa locale -. Erano le 17.20 quando sono entrata in quella stanza con altri degenti, sembrava dormisse. Poi mi sono avvicinata ed era freddo, troppo freddo. Ho compreso che era morto“.

L’Asl Toscana Nord Ovest ha deciso di aprire un’indagine interna. “L’azienda intende prima di tutto esprimere le più sentite condoglianze alla famiglia del signor Cataldo e assicurare che, a seguito della segnalazione, ha immediatamente avviato un’indagine interna per ricostruire quanto accaduto ed accertare eventuali problematiche – si legge in una nota – è comunque già possibile affermare che il reparto di Medicina dell’ospedale di Piombino ha personale sanitario tale da garantire una copertura adeguata della turnistica rispetto al setting assistenziale offerto ai degenti e non risultano quindi carenze tali da giustificare una mancata sorveglianza. Per quanto riguarda le disposizioni relative all’accesso – prosegue l’Asl – il reparto, avendo stanza di degenza a quattro letti, permette ai parenti di poter far visita la mattina o il pomeriggio a giorni alterni: queste indicazioni evitano un eccessivo affollamento nelle stanze durante l’ora del passo. Il personale ha comunque precise disposizioni di agevolare, per quanto possibile, la comunicazione dei pazienti con i familiari”.
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