di Tommaso Montesano – Quattro pagine. E altrettanti allegati: due file audio; 27 file video; sedici immagini e 22 slide. In alto a destra, nel “frontespizio”, l’elenco dei destinatari: la procura della Repubblica di Roma e, per conoscenza, gli uffici giudiziari di Catania, Siracusa, Ragusa, Messina, Palermo, Agrigento e Sciacca. Ovvero tutte le procure potenzialmente «competenti» a investigare su quanto il mittente- il capitano Andrea Pellegrino – denuncia nella relazione di servizio successiva a proposito della nave Open Arms. Ovvero la modifica della rotta per imbarcare 50 migranti al largo delle coste libiche dopo un contatto con un’altra imbarcazione non identificata.
Eccola quella che l’avvocato di Matteo Salvini, Giulia Bongiorno, ha ribattezzato l’«informativa fantasma» nel corso dell’udienza – a Palermo – del processo nel quale il leader della Lega è imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio in relazione al blocco di 147 migranti della stessa Open Arms per oltre 15 giorni nell’agosto del 2019. «Fantasma» perché la relazione di servizio trasmessa da Pellegrino che sarà ascoltato dal tribunale di Palermo insieme al comandante Stefano Oliva – nonostante fosse sul tavolo di otto procure non è mai stata inoltrata, denuncia lo stesso Salvini, «né al Tar del Lazio, che bocciò il divieto di ingresso in acque italiane per la Open Arms, né ai miei difensori, né al Parlamento che decise di mandarmi alla sbarra, né al Gup».
Se fosse accaduto, probabilmente la storia del processo sarebbe stata diversa, visto che quanto documentato da Pellegrino getta una luce sinistra sul comportamento della Ong. La difesa di Salvini si è limitata a parlare di «anomalie» da parte della Open Arms. A leggere l’informativa dell’ufficiale della Marina militare – testimone perché a bordo dell’unità subacquea “Pietro Venuti”, che il 1° agosto 2019 incrociò la Open Arms nel corso della sua attività di pattugliamento nel Mediterraneo- non sembrano esserci dubbi sull’attività di «trasbordo dei migranti» operata dalla Ong.
TRASBORDO IN DIRETTA
Pellegrino riferisce nel dettaglio orari, posizioni e azioni della Open Arms. Nella relazione di servizio è messa nero su bianco la modifica, «senza alcun apparente motivo», degli «elementi del moto in rotta e velocità» della nave della Ong spagnola. E questo «fino a intercettare con successo il barcone con i migranti a bordo poi recuperati».
Tutto parte dalle «comunicazioni radio», in lingua spagnola, captate dal sottomarino alle ore 12 del 1° agosto. Protagonisti: «Un soggetto parlante, non identificato, riconducibile a persona probabilmente a bordo della Ong e un secondo soggetto», anch’ esso non identificato. Alle 14,45 l’unità militare italiana accerta la presenza, in quella stessa zona, «di una piccola imbarcazione in legno con lo scafo di colore blu in avvicinamento alla Ong». A quel punto, dopo la manovra di avvicinamento «in direzione del barcone con i migranti a bordo», dalla Open Arms si distaccano due gommoni. Il primo si posiziona vicino al piccolo natante in legno; il secondo prima appronta un «gonfiabile» a poppa della Open Arms, e poi si dirige anche lui verso il barcone blu, sul quale «iniziava la consegna dei salvagente ai migranti». È l’ultimo passaggio prima del «trasbordo dei migranti», che passano dal barcone ai gommoni e, infine, sulla nave della Ong. «Alle 18,25», annota l’ufficiale italiano, la Open Arms «abbandonava l’area aumentando la propria velocità dirigendo verso nord-est».
UE SMASCHERATA
L’informativa si preoccupa anche di tirare – a beneficio delle procure interessate – le «considerazioni e conclusioni». Balza agli occhi, dopo aver ricordato che quanto avvenuto ha interessato l’area di ricerca e soccorso libica, la sottolineatura che l’«anzidetta Ong ha, di fatto, agito in maniera autonoma e senza interfacciarsi con le preposte autorità di soccorso». Si tratta di una clamorosa sconfessione della linea di difesa fin qui tenuta da quanti hanno sempre preso le parti delle Ong. Non ultima l’Unione europea, che lo scorso 14 novembre, a proposito delle polemiche sui “taxi del mare”, per bocca della portavoce Anitta Hipper sosteneva: «Le Ong comunicano solo con le autorità che presidiano l’area di salvataggio e non con gli scafisti (…), le Ong non hanno alcun coinvolgimento, diretto o indiretto, con le attività dei trafficanti».
Ora Salvini, dopo aver ottenuto l’inserimento dell’informativa nel fascicolo processuale, vuole vederci chiaro sul perché quel documento sia rimasto nel cassetto per oltre tre anni. «Sono sorpreso che alcune cronache giornalistiche tentino di minimizzare – se non censurare o addirittura alterare – una notizia simile», premette il vicepremier. In vista, come auspicato dallo stesso leader leghista, c’è l’intervento del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che potrebbe disporre accertamenti nelle procure cui è stata trasmessa la relazione di servizio per conoscere cosa si sia inceppato – e perché – nei singoli uffici giudiziari. «Vicenda grave e scandalosa», chiosa Salvini, che a sua volta studia con i legali «iniziative molto importanti».
www.liberoquotidiano.it