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di Paolo Sceusa – Che la violazione degli obblighi vaccinali sia arrivata a comportare il divieto di lavorare, è di una illegittimità costituzionale così monumentale da non meritare alcuna dotta riflessione esplicativa.
Nondimeno, dalla corte costituzionale mi aspetto nulla di buono.
Si tratta infatti di un organo il cui difetto di indipendenza é altrettanto colossale.
Cinque componenti sono nominati dal parlamento, cinque dal presidente della repubblica e cinque dalle supreme magistrature.
I primi due terzi sono dunque espressione diretta delle istituzioni controllate e quanto alle supreme magistrature, ho già spiegato più volte che ci si arriva solo se graditi al palazzo.
Quindi la totalità (non la maggioranza) della corte è espressione diretta o indiretta dei poteri sulla cui correttezza costituzionale dovrebbe vigilare.
In questa materia, poi, dove il parlamento, il presidente e le supreme magistrature si sono giocate il tutto e per tutto nello stringersi a sostegno dei continui interventi normativi dal governo, emanati sull’onda della pretesa emergenza pandemica, ebbene la corte non potrà certo deludere i suoi sponsor.
Troverà arzigogoli incomprensibili pur di filtrare i moscerini, trascurando di vedere i cammelli; pur di affermare che era ed è tutto perfettamente conforme alla costituzione.
Certo, con una costituzione scritta così, piena zeppa di “se” e di “ma” messi lì apposta per derogare ai diritti umani fondamentali, che pur essa stessa proclama, non è mai troppo difficile difendere la deroga a scapito della regola.
La corte si è spesso dimostrata maestra in questo esercizio.
Tanto più laddove i suoi sponsor, ne uscirebbero a pezzi, come in questo caso.
La decisione della corte, scontata e negativa, per chi non lo sapesse la conosceremo soltanto fra uno o due mesi, non certo domani.
Detto questo, penso che le veglie, le fiaccolate, la tempesta di email della vigilia (oggi) dell’udienza, vadano comunque fatte.
Serviranno tanto quanto ciascuna delle altre cose messe in campo negli ultimi due anni dal popolo senziente, e pertanto dissenziente: a far vedere che esso esiste, che ha capito tutto e che il totalitarismo non è affatto totale, benché largamente maggioritario.
È certo che nessuna forma di protesta sia in sè risolutiva.
Non esiste un’idea brillante e vincente. La bella pensata. La trovatona geniale che, da sola, ti possa cambiare la vita e possa ribaltare subito e per tutti la frittata, con un “oplà!”
A chi spera sempre di esser salvato da qualcun altro (ora, per esempio, dalla corte costituzionale), dico che è pronto a rifarsi pecora dietro a un nuovo pastore.
Agli altri ho proposto di marciare personalmente in difesa delle Libertà confiscate; di correre alle Arti, con gli artisti della Marcia delle Libertà; di mobilitarsi e di mobilitare gli astenuti e i votanti delusi, attivando e partecipando personalmente ai comitati per la nuova costituente.
Tutte queste cose le ho praticate di persona. Poi mi son fatto da parte e le ho affidate a ciascuno di voi. Individualmente.
Perché la chiave è agire di persona, come individuo capace di attivare altri, semplicemente col suo esempio.
Paolo Sceusa (https://t.me/SceusaP/1272)
Giudice penale, civile e del lavoro presso il Tribunale di Gorizia fino al 1992.
Pubblico ministero a Trieste dal 1992 al 2002.
Giudice alla sezione civile del Tribunale di Trieste dal 2003 al 2009.
Ha presieduto il Tribunale per i minorenni del FVG dal luglio 2009 al luglio 2015.§
Ha presieduto il Tribunale per i minorenni di Trento fino al 2020.