Ischia, disastro annunciato: Casamicciola 7 volte nella relazione rischi

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Perché pezzi d’Italia franano? Saltata la manutenzione del territorio. Oltre 8 milioni di persone abitano nelle aree ad alta pericolosità.

di Antonio Amorosi (www.affaritaliani.it) – Immaginate cosa possa voler dire essere sepolti vivi dal fango. Un fiume violento di detriti misti e a una poltiglia limacciosa ha devastato alle 5 di stamattina, nel buio, Casamicciola, Comune dell’Isola di Ischia. Si è parlato immediatamente di una decina di morti. Ma il dato non è ancora certo. Ci sarebbero molte persone imprigionate nel fango che non rispondono alle chiamate. Al momento sarebbero una dozzina i dispersi, ingentissimi i danni in quello che a Ischia, Casamicciola Terme, viene considerato il Comune del benessere per le sue stazioni termali. Le persone vengono estratte mentre vi scriviamo.

C’è già chi parla a sproposito di riscaldamento climatico ma il problema di aree come queste è conosciuta da decenni. Lo spiega anche nella mega relazione l’ISPRA, come fa ogni anno, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale sotto il ministero dell’Ambiente, che anche nel 2021 ha inserito Casamicciola di Ischia nei territori problematici. Il nome del Comune viene ripetuto ben 7 volte, tra i centri più a rischio frane e crolli.

Nella relazione l’istituto mostra un affresco straconosciuto del Paese, in cui gli interventi di manutenzione del territorio sono oramai minimali, rimandati alle calende greche e inadeguati, con le infrastrutture umane presenti dove non dovrebbero. Anche se l’isola di Ischia e bellissima dal punto di vista paesaggistico ed è attraversata da una delle acque di sorgente migliori al mondo il quadro della manutenzione del territorio non sembra essere adatto, come d’altronde accade in ampie aree del Paese.

Secondo ISPRA nel 2017 infatti il 91% dei Comuni d’Italia è risultato a rischio, il dato nel 2015 era dell’88%. La superficie nazionale potenzialmente soggetta a frane e alluvioni è aumentata nel 2021: l’incremento sfiora rispettivamente il 4% e il 19% rispetto al 2017. Quasi il 94% dei Comuni italiani è a rischio dissesto, soggetto ad erosione costiera e oltre 8 milioni di persone abitano nelle aree ad alta pericolosità.

Ed è un problema diffuso più a nord che a sud. Il nord è tendenzialmente in condizioni peggiori. Così continua la relazione: “Le regioni con i valori più elevati di popolazione che vive nelle aree a rischio frane e alluvioni sono Emilia-Romagna (quasi 3 milioni di abitanti a rischio), Toscana (oltre 1 milione), Campania (oltre 580 mila), Veneto (quasi 575 mila), Lombardia (oltre 475 mila), e Liguria (oltre 366 mila)”. “Nel 2021, oltre 540 mila famiglie e 1.300.000 abitanti vivono in zone a rischio frane”, scrive ISPRA, “(13% giovani con età inferiore ai 15 anni, 64% adulti tra 15 e 64 anni e 23% anziani con età superiore ai 64 anni), mentre sono circa 3 milioni di famiglie e quasi 7 milioni gli abitanti residenti in aree a rischio alluvione”.

Qualche segnali positivo è arrivato dalle coste italiane: dopo 20 anni, a fronte di numerosi interventi di protezione, i litorali in avanzamento sono superiori a quelli in arretramento.

E ancora, su un totale di oltre 14 milioni di edifici in Italia, quelli ubicati in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata superano i 565 mila (3,9%). Degli oltre 213 mila beni architettonici, monumentali e archeologici, quelli potenzialmente soggetti a fenomeni franosi sono oltre 12.000 nelle aree a pericolosità elevata. La manutenzione dei territori è in molti casi saltata. In tanti territori, non è il caso di Ischia, questo fenomeno prende tecnicamente il nome di “abbandono” per la perdita degli insediamenti.

Ma è troppo comodo dare la colpa al riscaldamento climatico quando sappiamo che il territorio ha bisogno di lavori di manutenzione che non vengono fatti. Quindi non ci si deve meravigliare dei disastri che continueranno a ripetersi, tanto più in territori complesso come l’Italia. “Il rischio residuo è sempre difficile da valutare, ma esiste”, ha ricordato all’Ansa il direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Mauro Di Vito, “è quindi concreto il rischio di nuove frane nell’imminente, soprattutto in concomitanza con nuovi eventi piovosi, nell’area di Casamicciola già colpita stamani dalla forte frana che ha raggiunto il lungomare”.

Di Vito ha anche spiegato che eventi franosi come quello di oggi a Casamicciola, “sono fenomeni naturali che si possono sempre verificare in particolari territori. L’uomo può e deve però intervenire per mettere in sicurezza le zone abitate e soprattutto puntando sulla prevenzione. Ciò da un lato intervenendo con strutture ad hoc e dall’altro imponendo la non urbanizzazione delle aree più a rischio, a partire ad esempio dal divieto di costruzione di strade nelle aree a valle, poiché proprio le strade possono favorire lo scorrimento veloce delle frane con conseguenze disastrose”.