di prof. Massimo Viglione – È interessante notare che coloro che oggi ululano contro le restrizioni per i rave party, gridando all’attentato alla libertà personale e democratica, sono esattamente gli stessi che hanno gioito per gli idranti che hanno cacciato i manifestanti da Trieste o per le cariche violente e i modi inumani di parte delle forze dell’Ordine il 9 ottobre 2021 a Roma.
Sono gli stessi che hanno letteralmente adorato la messa in arresti domiciliari dell’intera popolazione italiana, che hanno goduto nel vedere forze dell’ordine che interrompevano le Messe o fermavano chi portava il padre in ospedale per un’operazione urgente o si faceva il bagno nel mare da solo.
Sono gli stessi che hanno cacciato le persone dai ristoranti, dai bar, dai mezzi pubblici, dai posti di lavoro, togliendo loro lo stipendio e distruggendo la piccola imprenditoria.
Sono gli stessi che volevano, e vogliono, imporre la sierizzazione di massa ripetuta sine die nonostante le reazioni avverse e spesso mortali del siero; sono gli stessi che hanno preteso che tutti gli italiani venissero marchiati di un passaporto verde per vivere.
Ora si lamentano per il blocco di una follia collettiva, figlia del nichilismo liberal-giacobino, che porta i giovani alla morte intellettiva e morale quando non fisica.
Sono i cultori della morte. Morte della civiltà, della società, dei corpi e delle anime.
Sono gli schiavi del globalismo liberal-comunista. E sono ovunque.
L’unica risposta è nella pienezza dell’essere radicati della fede cattolica vera e piena, nella Tradizione classica, nelle radici della nostra plurimillenaria civiltà.
Ciò che stiamo facendo ogni giorno. In pochi, ma sempre meno pochi. (MV)