“La pandemia non termina per decreto. E’ un problema che esiste. Questo virus in un brevissimo periodo si è dimostrato capace di trasformarsi e di darci una serie di rilevanti problemi. Nel solo anno in corso, a partire dal primo di gennaio ci sono state più o meno 18 milioni di infezioni e probabilmente sono state molte di più considerando tutte quelle mai dichiarate e quelle che non sono state per nulla diagnosticate. In questo lasso di tempo si sono susseguite una serie di Omicron”, sottovarianti dalla 1 alla 5, “e adesso stiamo aspettando i nuovi arrivi. Mi sembra francamente che questa sarebbe una lezione da aver imparato, no?”. E’ il monito di Massimo Galli, già direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, che spiega all’Adnkronos Salute la sua visione dello scenario che si apre per i prossimi mesi.
L’infettivologo richiama alla memoria le previsioni diffuse dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), che dà per dominante in Ue entro metà novembre e fine dicembre la nuova sottovariante di Omicron 5, BQ.1 e i suoi discendenti (tra cui spicca BQ.1.1, già ribattezzata Cerberus sui social). Previsioni su cui anche l’Agenzia europea del farmaco Ema ha gli occhi puntati, come spiegato dall’ente regolatorio un paio di giorni fa.
“Questo dimostra che Covid-19 non è una storia che ci siamo soltanto lasciati alle spalle”, puntualizza. E rispetto alla linea da tenere in vista della stagione invernale in arrivo, per la quale ci si aspetta anche una co-circolazione di Covid e influenza, Galli osserva: “Un atteggiamento ottimistico lo si può avere anche affrontando i problemi e non cercando di dimenticarli e di nasconderli sotto al tappeto perché se ne parli di meno”. “Noi – conclude – non possiamo dettare i tempi al virus, è lui che li detta a noi e l’annuncio dell’Ema è da leggere in questi termini, e rende importante pensarci un po’”.