Una delle vittime, durante il secondo raid, aveva detto loro di essere albanese. E tanto era bastato per fermare la furia del branco. Sì, perché loro – quattro ragazzini, all’epoca tutti minorenni e tutti ospiti di una comunità – ce l’avevano solo con gli italiani. Odiavano solo gli italiani. Adesso i giovanissimi – due 17enni e due diventati maggiorenni soltanto ad agosto e settembre, tutti egiziani – sono finiti in carcere in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare del tribunale per i minorenni perché accusati di tre rapine avvenute tra maggio e giugno scorsi a Trezzano sul Naviglio.
Proprio nel paese del Milanese i quattro, arrivati in Italia come minori stranieri non accompagnati, erano ospitati in una comunità che si trova in una villetta confiscata alla criminalità organizzata. La stessa che, sempre a giugno, era stata colpita con delle molotov probabilmente proprio come gesto di ritorsione per alcuni atteggiamenti sopra le righe degli ospiti.
Se su quel blitz incendiario sono ancora in corso le indagini, il lavoro dei carabinieri sulla serie di rapine è invece finito e ha portato i quattro in carcere. La “scia” sarebbe iniziata il 5 maggio 2022, quando il branco avrebbe messo nel mirino l’auto di una prostituta, che in quel momento era parcheggiata fuori da un centro commerciale con un cliente. Gli aggressori avevano colpito la macchina con calci e pugni e avevano minacciato i due con delle mazze da baseball.
Quattro giorni dopo un altro colpo, con la baby gang che aveva anche scagliato una bicicletta sul parabrezza della vettura della vittima. Il 10 giugno l’ultimo raid contestato ai quattro, che avevano sorpreso la donna – la stessa della prima rapina – sempre a bordo del veicolo con un cliente. L’uomo era stato tirato fuori di peso e colpito e lei era stata presa a pugni sul seno e poi afferrata per il collo e derubata della borsetta. Proprio in quell’occasione, uno dei ragazzi aveva intimato ai due di “non venire qua”, perché “noi ce l’abbiamo a morte con gli italiani”, tanto che quando la prostituta aveva confessato di essere albanese loro si erano praticamente fermati.
Mettendo insieme tutti gli elementi – anche grazie alle denunce delle vittime, una delle quali sarebbe stata aggredita anche qualche settimana prima – i carabinieri sono riusciti a incastrare i baby banditi. Il giudice per le indagini preliminari, nel motivare la reclusione in carcere, ha sottolineato la loro “spiccata propensione all’utilizzo dell’aggressività verbale e fisica come modalità abituale del proprio agire, nel contesto di atti di prevaricazione gratuiti finalizzati alla commissione di sistematiche rapine”. Una aggressività sempre “per futili motivi”. Quali? Un “imcomprensibile astio verso gli italiani”. www.milanotoday.it