ROMA, 24 OTT – Nel 2021 i primi Paesi di origine delle persone arrivate nella nostra penisola erano tra quelli più colpiti da siccità e alluvioni. E il numero di migranti ambientali nel mondo è in continua crescita: secondo la Banca Mondiale diventeranno 220 milioni nel 2050. Un fenomeno aggravato dalla guerra in Ucraina. E’ quanto emerge dal dossier statistico Immigrazione 2022, a cura di Idos, in collaborazione con Centro studi confronti e Istituto di Studi politici “S. Pio V”.
Le nazionalità dichiarate dai migranti sbarcati in Italia sono riconducibili ai Paesi che maggiormente stanno soffrendo la pressione del cambiamento climatico. Nel 2021 tra i primi Paesi di origine ci sono: Tunisia, Egitto, Bangladesh, Afghanistan, Siria, Costa d’Avorio, Eritrea, Guinea, Pakistan e Iran. Si tratta, rileva il dossier, di Paesi dipendenti dal grano russo e ucraino e aree del mondo allo stremo per la siccità intervallata da alluvioni, per l’innalzamento delle temperature medie e per le conseguenti carestie che stanno affamando decine di milioni di persone.
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► La narrazione ufficiale sostiene che, tra le principali cause dell’immigrazione/invasione, ci sono guerre, clima, crisi economiche. E’ lapalissiano che siano tutte BALLE. DIETRO QUESTO FENOMENO si nascondono invece gli interessi geopolitici, economici e ideologici delle elites mondialiste neoliberiste
A far crescere il numero degli sfollati, infatti, ci sono i conflitti disseminati in tutto il mondo, che non provocano solo morti, sfollati e distruzione di intere città, ma generano un forte impatto ecologico che peserà anche sulle future generazioni. Ne è un esempio il conflitto in Ucraina, che ha innescato anche un’altra guerra, molto subdola, quella del grano e dei cereali, che a sua volta rischia di peggiorare la già precaria sicurezza alimentare in diversi Paesi del mondo e il cui effetto sui prezzi delle materie prime alimentari potrebbe farsi sentire a lungo termine (Russia e Ucraina, secondo i dati della Fao, producono il 12% di tutte le calorie alimentari importate ed esportate a livello globale, controllando il 29% dell’export totale di grano). La dipendenza dal grano proveniente dai due Paesi belligeranti, unitamente alla crisi climatica in corso – in particolare per quanto riguarda il Medio Oriente, l’Africa settentrionale e subsahariana – minaccia quindi di aumentare la spinta migratoria dalla sponda Sud del Mediterraneo. (ANSA).