Armando Manocchia: congratulazioni a Lorenzo Fontana presidente della Camera

Armando Manocchia e Lorenzo Fontana

di Armando Manocchia – Era questo stesso periodo quando, nell’ambito di un Convegno organizzato dal Centro Studi Romano Guardini dal titolo “L’immigrazione e i suoi problemi oggi in Europa”, che si svolse a Verona nella bellissima Sala Convegni del Palazzo della Gran Guardia in Piazza Bra, ebbi il piacere di consegnare il PREMIO ORIANA FALLACI a Lorenzo Fontana.

Lorenzo era allora Eurodeputato al Parlamento Europeo e, per gli stessi motivi che oggi qualche politico senzatetto e senz’anima lo critica dandogli dell’omofobo, del bigotto contro l’aborto e proPutin, la Giuria del Premio Oriana Fallaci gli assegnò l’ambìto Premio.

Sono passati una dozzina di anni. Era esattamente il 23 ottobre del 2010 e, nella Sala stracolma di invitati, si svolse il Convegno introdotto e moderato dal Professor Leonzio Veggio, Presidente del Centro Studi Romano Guardini.
Apprezzai le parole del professore che, introducendo i lavori, disse: “L’astratto principio di libertà, applicato anche a favore di immigrazioni portatrici di culture non soltanto diverse, ma per alcuni aspetti contrarie e alternative ai valori delle nostre tradizioni e delle nostre radici culturali e spirituali, pone problemi aperti e inevitabili che oggi saranno discussi dai relatori del Convegno”.

Presero parte al Convegno anche Erminia Perbelllini, Assessore alla Cultura del Comune di Verona, che, nel suo intervento di benvenuto, dichiarò: “Riprendiamo il ragionamento sull’Islam in Europa introdotto dalle dichiarazioni di Angela Merkel, che coraggiosamente ha ammesso che quel modello multiculturale a cui la Germania si era dedicata negli ultimi dieci anni, in realtà ha dimostrato di non funzionare. Non si è infatti riusciti a trovare il minimo comune denominatore fra l’Islam e il resto del mondo, per quello che attiene la religione, le leggi ed il rispetto dell’individuo”. A questo punto, è necessaria quindi una profonda riflessione, nell’interesse di tutti“.

Poi, i prestigiosi ospiti relatori: il bravo e preparatissimo geopolitologo italo-francese, Alexandre Del Valle, che allora insegnava geopolitica del mondo islamico all’Accademia Internazionale della geopolitica e all’Università Europea di Roma. Del Valle (Premio Oriana Fallaci) è autore di numerosi saggi, fra cui, ne cito alcuni tradotti in italiano: Il totalitarismo islamista all’assalto delle democrazie con prefazione di Gianni Baget Bozzo (Premio Oriana Fallaci) e postfazione di Oriana Fallaci (Solinum editore 2005); Perché la Turchia non può entrare in Europa (Guerini & Associati 2009); Verdi Rossi Neri, con la prefazione di Magdi Cristiano Allam, (Premio Oriana Fallaci) Lindau 2010.

Tra i relatori anche il Professor Roberto de Mattei, eccellente oratore, all’epoca docente di Storia del Cristianesimo presso l’Università Europea di Roma, dove presiedeva il Corso di Laurea in Scienze storiche. De Mattei era anche Presidente della Fondazione Lepanto e direttore della rivista «Radici cristiane». Tra le sue pubblicazioni: De Europa. Tra radici cristiane e sogni postmoderni (Le Lettere 2006); La dittatura del relativismo (Solfanelli 2008); La Turchia in Europa. Beneficio o catastrofe? (Sugarco 2009).

Assente per motivi personali, la grande Bat Ye’or (Premio Oriana Fallaci), saggista ebrea-egiziana nota a livello mondiale come pioniera nello studio della dhimmitudine e del Jihad. Tra le sue opere tradotte in italiano: Eurabia. Come l’Europa è diventata anticristiana, antioccidentale, antiamericana, antisemita (Lindau 2007); Il califfato universale (Lindau 2009); Il declino della Cristianità sotto l’Islam. Dal Jihad alla dimmitudine, prefazione di Jacques Ellul (Lindau, 2009).
Bat Ye’or, che purtroppo non poté presenziare al Convegno, inviò via mail il suo intervento che l’Assessore alla Cultura Erminia Perbellini lesse tra un applauso e l’altro. (Ve lo riproponiamo in fondo all’articolo)

Al termine del Convegno, ci fu il momento clou dell’evento: la Cerimonia di Consegna del “Premio Oriana Fallaci”, che una Giuria internazionale, composta da eminenti personalità del mondo politico economico e culturale, assegna ogni anno a coloro che si sono significativamente distinti attraverso processi che riguardano il mondo islamico e le sue problematiche relative ai rapporti con l’Occidente e che sono testimonianza dei temi della pace e dell’affermazione dei diritti sociali, civili, e universali dell’uomo, ma soprattutto perché, attraverso il loro contributo, continuano a mantenere vive quelle coscienze che Oriana Fallaci ha risvegliato.

E ovviamente c’ero anch’io, Armando Manocchia, in qualità di presidente dell’Associazione “Una Via per Oriana Fallaci” (creata solo una settimana dopo la sua morte) per consegnare tra gli applausi il Premio a Lorenzo Fontana con la seguente Motivazione: “Per la coerenza, la professionalità, la passione ed il coraggio. La coerenza con cui difende le nostre radici Cristiane e la professionalità con cui diffonde i valori dell’Occidente, per la passione con cui raccoglie il malessere della propria gente e per il coraggio con cui espone le ragioni e i fatti, in nome della libertà, senza edulcorare la verità”.

Indipendentemente dalle ragioni politiche e ideologiche del suo Partito conservo l’amicizia per Lorenzo e, qualora mai ve ne fosse bisogno, confermo le motivazioni del Premio.

Armando Manocchia

Questo il testo dell’intervento di Bat Ye’or inviatoci in occasione della Cerimonia di Consegna del “Premio Oriana Fallaci”

Signore e signori,
Vorrei prima scusarmi – per cause di forza maggiore – di non essere oggi con Voi nella bella città di Verona.
Vorrei anche ringraziare gli organizzatori per avermi invitata a discutere dei problemi che si riferiscono all’essenza dell’Europa, ai suoi valori, alla sua identità e anzi alla sua sopravvivenza.

Dopo avere scritto Eurabia, sono stata attaccata e accusata di avere inventato un complotto. Allora, vorrei vedere con voi che cos’è «Eurabia»
Eurabia è un’ideologia politica, economica e di sicurezza pubblica europea, intenta a creare una civiltà nata dalla fusione mediterranea euro-araba (Eurabia), attraverso la pianificazione di un insieme di provvedimenti, inclusi  i processi di immigrazione musulmana.

Eurabia rappresenta anche una politica europea di difesa e sicurezza comune nella regione del Mediterraneo, per prevenire una guerra fra civiltà attraverso l’instaurazione di legami molto stretti fra i paesi arabi affacciati sul Mediterraneo e l’Europa.

Questa politica fu iniziata con il Dialogo Euro-Arabo (1974), dopo il boicottaggio del petrolio operato dalla Lega araba e numerosi attentati terroristici palestinesi in Europa. Essa punta a neutralizzare le minacce provenienti dai paesi arabi attraverso il ricorso ad alleanze, accompagnata da consistenti aiuti economici e da un sostegno politico a livello internazionale e regionale degli stati membri dell’Unione alla politica araba anti-israeliana. Integrata nella politica di sicurezza e difesa comune dell’Unione, questa strategia di sostegno unilaterale europeo ai Palestinesi costituisce il fondamento dell’alleanza euro-araba, dell’Unione mediterranea e della sicurezza europea a breve termine e finalmente della trasformazione ddell’Europa in Eurabia.

Eurabia è anche un’ideologia che ha l’ambizione di sostituire alle nazioni l’ordine di una governance mondiale, amministrata dalle organizzazioni internazionali. Questo concetto si basa su diversi strumenti strategici, politici e culturali, sul multilateralismo, e su una politica di concessioni e di appeasement. Il piano di Strategia comune sulla regione mediterranea adottato nel giugno del 2000 dal Consiglio europeo, si fondava sul riavvicinamento dell’UE ai paesi arabi del Mediterraneo. Tutta la strategia di sicurezza e di difesa dell’UE si fonda sul coordinamento della Strategia comune con l’OCI (Organizzazione della Conferenza Islamica), e sul consolidamento dell’ONU. Sul piano internazionale l’UE si sforza di distruggere le identità nazionali dell’Europa, ostacolo all’edificazione di una società internazionale sotto la governance dell’ONU.

L’UE,  specialmente sotto la guida di Prodi e Solana, mirava a indebolire i nazionalismi europei locali, gli stati europei, per favorire il potere internazionale dell’ONU e per creare una unità mediterranea. L’Unione raccomandava la fusione delle due rive del Mediterraneo attraverso la formazione di una società multiculturale mediterranea che creerebbe una civiltà comune. Si doveva inculcare nei popoli del Nord e del Sud la consapevolezza che essi condividono uno stesso destino, dando loro una comunità e una convergenza di interessi, di valori e di priorità politiche che realizzerebbero l’unione delle due rive.

A questo scopo è stato creato un organismo: la Fondazione Anna Lindh, per programmare tutti gli aspetti delle relazioni fra i popoli del bacino del Mediterraneo con lo spirito e la politica del dialogo, per penetrare il tessuto sociale e assicurare una solidarietà forte e concreta non solo dei governi e delle istituzioni, ma anche dei cittadini e dei popoli. Nel dicembre 2003, il Consiglio europeo e i ministri degli esteri dell’UE adottarono il progetto per l’istituzione di questo organismo di controllo culturale. Così si mettevano in atto i meccanismi di un sistema di condizionamento mentale di tutta la cultura europea sotto il controllo di una cellula con potere decisionale, la Fondazione Anna Lindh. Rete delle reti, la Fondazione, in collaborazione con i paesi dal Sud, doveva gestire programmi e attività in tutti i settori, dal sociale alla cultura, dall’educazione ai mezzi d’informazione, dall’arte alla politica, sia a livello nazionale che internazionale. Questo movimento promuove il multiculturalismo e l’internazionalismo di una popolazione europea destinata a trasformarsi e a sparire in virtù dell’unione delle due rive del Mediterraneo. Una tale ottica motiva le politiche dell’UE che si oppongono alle nazionalità culturali e identitarie locali in Europa.

Nel 2003, al Processo di Barcellona si aggiunse la strategia della Politica Europea di Vicinato (PEV) e i suoi piani d’azione bilaterali che si possono ripartire in quattro settori: la
cooperazione politica e la cooperazione in materia di sicurezza, la cooperazione socio-economica durevole, l’educazione e la cultura e, infine, l’emigrazione. L’adozione del multiculturalismo era un fattore essenziale per attuare i trasferimenti in Europa di popolazioni musulmane di Asia e Africa. Questi flussi non integrati dovevono favorire il sorgere di una società europea meticciata i cui elementi eterogenei avrebbero scalzato le nazionalità locali e le identità culturali a vantaggio del potere sovranazionale dell’UE.

E cos’è l’OCI ?
L’OCI rappresenta 56 paesi musulmani o a maggioranza musulmana.  E il contrario dell’Unione. L’OCI è un corpo cooperativo islamico che conduce una politica di solidarietà islamica in tutti i campi della politica, dell’economia e della religione. Come dice il suo Segretario Generale, la vera solidarietà implica necessariamente il consolidamento delle istituzioni e la profonda convinzione di un destino comune in base a valori comuni definiti nel Corano e nella Sunna, che stabiliscono i parametri della buona governance islamica. Nel suo programma decennale esposto nel corso del Vertice di La Mecca (2005), l’OCI proclamava il consolidamento delle radici della ummāh mondiale nel Corano e nella Sunna, decisione confermata in seguito in ciascuna delle sue conferenze. La Dichiarazione di Dakar (2008) sottolinea l’importanza dell’unificazione della ummāh islamica nei cuori e nelle menti per giungere all’unificazione politica fondata su una comunanza di valori e interessi. Le decisioni prese alle numerose Conferenze dell’OCI e sempre confermate nel corso di altre riunioni, raccomandano di radicare la ummāh universale nel Corano e nella Sunna, situazione che non potrebbe non influenzare la vita in Europa a causa degli immigrati protetti e inquadrati dall’OCI.

Nel preambolo della Carta gli stati membri confermano la loro unione e la loro solidarietà ispirate dai valori islamici, al fine di rafforzare nell’arena internazionale i loro interessi comuni e la promozione dei valori islamici. Si impegnano inoltre a stimolare i nobili valori dell’islām, e a difendere l’universalità della religione islamica, in termini più chiari: la diffusione universale dell’islām (da‘wah).

L’ISESCO che è l’Organizzazione Islamica per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, è uno degli organi principali dell’OCI. Al suo vertice a Doha nel 2000, l’OCI adottò una brochure intitolata  Stratégie de l’Action Islamique Culturelle en Occident preparata dall’ISESCO. Vi si  constata che «le colonie musulmane formate da immigrati in Europa fanno parte di tutta la comunità musulmana, la ummāh» e che «il loro insediamento nei paesi di accoglienza non è più provvisorio o passeggero, specie quando si tratta della seconda e terza generazione». L’OCI considera un proprio dovere proteggere le caratteristiche religiose, culturali e di  costume dei loro ambienti di origine e le particolarità identitarie di questi immigranti in Europa. Essi rappresentano un elemento costitutivo importante della ummāh islamica, distribuita e diffusa su un’area geografica estremamente vasta, dice l’OCI. Per questo l’ISESCO ha elaborato una strategia per mantenere loro identità con un’educazione islamica adeguata, programmi elaborati seguendo la lettera e lo spirito dell’islām per proteggere l’identità del musulmano contro le malefatte delle correnti ideologiche, culturali e politiche incompatibili con l’identità propria della sua civiltà.

Scuole, università, centri musulmani devono riferirsi ai valori islamici. Nel febbraio 2000 la Lega del mondo islamico tenne a Roma un simposio internazionale sui diritti dell’uomo nell’islām. Proclama che l’islām è una fede e una legge (la shari’a). È un sistema integrato e globale e l’articolo 14 sancisce che «è dovere di tutti i musulmani, stati e popoli, applicare la shari’a in tutti i settori della loro vita».

L’influenza dell’OCI sull’Europa e l’America è enorme. Quando si esaminano le numerose domande dell’OCI, ci rendiamo conto che viviamo adesso sotto ia governo dell’Oci e della sharia.
Ihsanoglu aveva chiesto a Javier Solana di introdurre un codice per i mezzi di informazione che tenesse conto delle sensibilità specifiche dei musulmani. Nel marzo 2007, l’UE e gli USA definirono un elenco di termini proibiti ai loro diplomatici  perché riguarderebbero le suscettibilità musulmane. Nell’elenco apparivano termini come jihād, fondamentalisti, terrorismo islamico, che sono proibiti.
Inoltre, l’OCI esige che l’Europa riconosca l’’immenso’ contributo della cultura e della civiltà islamica e lo riporti nei sillabai e testi scolastici e universitari. Domanda anche di far conoscere il contributo positivo della civiltà islamica di Spagna all’Occidente e all’umanità, in termini di tolleranza, di coesistenza pacifica delle tre religioni abramiche  e di sviluppo della scienza e della tecnologia attraverso l’opera di scienziati ed eruditi musulmani. Domanda anche la produzione di libri sulla civiltà islamica in Spagna, nei Balcani e nell’Asia centrale e meridionale e in altre regioni del mondo, ponendo l’accento sull’armonia fra la religione, la tolleranza, lo sviluppo economico islamico e il contributo dei musulmani allo sviluppo delle scienze moderne e della tecnologia.

Esige dai dirigenti occidentali e al pubblico di riconoscere che: 1) l’islām ha svolto un ruolo positivo nello sviluppo della civiltà occidentale moderna e 2) che hanno l’obbligo morale di promuovere in cambio lo sviluppo socioeconomico dei paesi del Sud e lo sradicamento della loro povertà. E questo perché le potenze occidentali ‘hanno contribuito all’ingiustizia, all’oppressione o all’aggressione nel mondo’. Domanda anche che il jihad sia presentato come un’attività pacifica, che ha diverse dimensioni.

Sarebbe troppo lungo mostrare come la nostra cultura palestinizzata, antisemitica, antisionista, anti-cristiana ed anti-europea risulti dell’obbedienza dei nostri dirigenti agli ordini dell’OCI. Già abbiamo la charia, le leggi coraniche sulla bestemmia e l’apostasia, la carne halal, il velo per le donne, la poligamia, l’odio degli ebrei e di Israele, il terrorismo e l’insicurezza. Eurabia ha accettato le richieste della Lega Araba riguardanti la politica di immigrazione araba e musulmana, le modifiche all’insegnamento scolastico e universitario, il principio di una discriminazione positiva, la cultura antisionista, la promozione del multiculturalismo e infine l’islamizzazione delle radici e della storia europee.

Vorrei dire due parola in conclusione. Il coordinamento delle politiche europee con quelle dell’OCI è assicurato da reti che trasformano l’Europa in Eurabia e diffondono a tutti i livelli della società gli ordini dell’OCI. Queste reti sono strumenti che si chiamano dialoghi, associazione interculturale o interreligiosa, Alleanza delle Civiltà, Fondazione per il riavvicinamento fra musulmani e cristiani, fra il Nord e il Sud. E tutti queste reti che lavorano a distruggere la nostra civiltà giudeo-cristiana sono pagate con i nostri denari. Allora, se vogliamo che le cose cambino, dobbiamo sapere dove vanno i nostri soldi. E dobbiamo anche mandar via quelli che amano vivere sotto la pantofola del Califfato. Credo che l’Europa debba avere altre ambizioni.
Bat Ye’or