(https://www.ilgiorno.it) – Cormano (Milano) – Finisce in un fascicolo in Procura che la pm Alessia Menegazzo ha aperto per “istigazione al suicidio” la morte di Donatien Mbayhornom, sacerdote di 39 anni, originario del Ciad, trovato cadavere venti giorni fa in via Fabio Filzi, a Cormano, appeso al cancello del cimitero. Per la procura Donatien avrebbe compiuto il gesto estremo, ma indotto da qualcuno che lui conosceva e per motivi precisi.
La pm Menegazzo, che coordina le indagini dei carabinieri, ha disposto una analisi specifica di tutti i device di proprietà del sacerdote, una perizia tecnica che visioni tutte le immagini trovate sul suo computer, le mail inviate, i messaggi e ancora altre immagini trovate sul suo telefonino.
Nel computer del sacerdote c’era una quantità impressionante di immagini pornografiche, stando agli investigatori. Solo immagini pornografiche anche in uno dei suoi cellulari personali, mentre l’altro telefono a lui intestato è stato trovato in parte distrutto, irrecuperabile il contenuto.
Perché il sacerdote avrebbe dovuto avere un pc, da cui non si separava mai nei suoi viaggi, con un tale contenuto e schede così dettagliate? Le immagini erano una deriva della depressione o c’era dell’altro? La procura propende per la seconda ipotesi e i reati sarebbero quelli di produzione e detenzione di materiale pornografico.
Tutti gli effetti personali del sacerdote, compresi i computer, erano all’interno di alcune borse, che sono state trovate, abbandonate, sulla strada davanti alla porta di un palazzo del Quadrilatero, poco distante da via Montenapoleone. Quelle borse sospette sono state segnalate dal portinaio ai carabinieri e poi aperte. All’interno c’erano il computer e un telefonino, l’altro telefono era nella tasca della giacca del sacerdote. Pc e cellulare sono stati attivati all’inizio, solo per cercare l’identità di chi li aveva abbandonati, o per cercare la persona a cui – si pensava – erano stati rubati. Poi gli investigatori hanno collegato il nome identificato al sacerdote che risultava scomparso e da lì sono partite le indagini. Uno dei telefoni, quello che aveva nella giacca, era inutilizzabile ed è stato impossibile per i tecnici estrapolarne i contenuti.
Donatien Mbayhornom era a Cormano, in parte accasciato a terra, a ridosso dell’inferriata esterna del cimitero, con una cintura legata a un maglione intorno al collo. Doveva essere lì da almeno due giorni perché aveva i primi segni di decomposizione. Come è arrivato fino a Cormano e perché Cormano, un Comune di cui il prelato del Ciad avrebbe dovuto ignorare l’esistenza?
Il sacerdote era atteso in una delle sedi dell’Università Pontificia a Roma. Avrebbe trascorso quindi alcuni giorni a Milano, perché? Chi doveva incontrare? Forse ha vagato per le strade in stato confusionale o forse è stato ospite di qualcuno. E dal centro della città ha raggiunto via Filzi a Cormano, distante una decina di chilometri. Una zona isolata e nascosta anche se raggiungibile velocemente in auto. Per arrivarci a piedi da Milano, invece, bisogna camminare per quasi due ore. Per quale motivo Donatien è andato in una città in cui, stando ai primi accertamenti, non aveva legami o contatti con nessuno? Qualcuno lo ha accompagnato in auto in quella zona isolata? E a fare cosa? La relazione definitiva sull’autopsia non è ancora stata depositata, ma da un primo screenig non ci sarebbero segni di violenza evidenti.