Nel giro di qualche ora, mentre è in corso una grave emorragia interna addominale, subentra l’arresto cardiaco. Due volte. La seconda è fatale aveva 19 anni ed è morto in circostanze da chiarire il 22 settembre scorso all’ospedale Ss.Annunziata di Taranto. Nelle settimane precedenti al decesso per due volte aveva chiesto aiuto ai medici del nosocomio e per due volte era stato dimesso. Poi le sue condizioni sono precipitate. Sul suo caso è stata aperta un’indagine e tre periti sono stati incaricati dalla Procura di eseguire l’autopsia con 60 giorni di tempo per depositare le conclusioni.
Perché Leonardo Preteso è morto? Aveva patologie mai diagnosticate? Ci sono state negligenze? A queste domande si cerca risposta e l’autopsia è determinante.
I genitori, che hanno presentato un esposto, sono assistiti da Studio3A e dal legale Daniele D’Elia. Il pm Mariano Buccoliero ha iscritto nel registro degli indagati 12 medici per cooperazione in omicidio colposo.
Leonardo Preteso pare non avesse patologie. Il suo calvario inizia il 30 agosto quando la madre e il padre lo accompagnano al pronto soccorso la prima volta. Dopo essersi alzato dal letto, lamenta parestesie alle mani e alle braccia estese anche alla bocca e al volto (disturbo riconducibile alle sensazioni di formicolio, pizzicore, solletico, prurito, punture di spillo). Passati i sintomi e dopo una Tac risultata negativa, il neurologo dispone le dimissioni prescrivendo una Risonanza Magnetica “encefalo con angio”. Esame che il ragazzo sostiene privatamente e che evidenzia un “difetto di flusso dell’arteria carotide come da probabile dissezione”.
Il 17 settembre Leonardo torna a lamentare gli stessi sintomi e si ripresenta in ospedale. Niente ricovero, può tornare a casa. La notte del 22 settembre, in preda a lancinanti dolori addominali, il giovane sviene in casa e viene portato in ospedale in codice rosso. Nel giro di qualche ora, mentre è in corso una grave emorragia interna addominale, subentra l’arresto cardiaco. Due volte. La seconda è fatale. Leonardo muore. I tre periti (Antonio De Donno, medico legale; Domenico Angiletta, chirurgo vascolare, e Claudia Serpino, neurologa) devono ora stabilire le esatte cause della morte e valutare le condotte dei sanitari intervenuti. www.today.it