La Germania sceglie di fare da sola. E la Commissione Ue si adegua, e fa poco. Non si arriverà a un tetto generalizzato al prezzo del gas, come proposto da Italia, Francia e altri 13 stati membri, perché Berlino farà in autonomia il proprio tetto, all’interno di un pacchetto da 200 miliardi di euro. Il tetto a livello europeo potrà esserci solo per il gas russo, e ormai è sostanzialmente inutile visto il drastico taglio delle forniture, o al massimo per il gas utilizzato per la produzione di elettricità.
Non è la soluzione che l’Italia sperava e non è una soluzione che può spostare in maniera consistente i termini del problema. Intanto i tempi si allungano, ancora. Domani il Consiglio straordinario dei ministri dell’Energia continuerà a discutere senza arrivare a una decisione. Il 30 settembre la palla tornerà ai leader che si riuniranno a Praga.
Il veto tedesco si è dimostrato insormontabile. E la decisione della Germania di andare avanti a livello nazionale, potendo contare su margini di bilancio che gli altri Paesi non hanno, pone ancora una volta il tema della governance europea, strettamente legato a quello della capacità dell’Europa di prendere decisioni efficaci e tempestive.
Si tratta di un passo indietro rispetto alle modalità straordinarie sdoganate con l’emergenza Covid, che hanno portato alla sospensione degli effetti del Patto di stabilità e allo sforzo gigantesco prodotto con il Recovery Fund. Quella è stata un’Europa capace di superare gli interessi nazionali, di condividere sovranità, e di produrre le risposte che servivano. Questa che si sta arrotolando da mesi senza riuscire a decidere nulla è un’Europa che lascia spazio inevitabilmente ai nazionalismi e ai sovranismi. Oggi sono tedeschi, domani avranno un’altra bandiera. (di Fabio Insenga adnkronos)