Un voto certamente “anomalo”, ma “non ho visto nessuno votare sotto la minaccia delle armi, anche se non so poi dietro cosa succeda”. Graziarosa Villani è tra i 13 osservatori italiani che si sono recati nel Donbass e nelle regioni dell’Ucraina sotto il controllo russo dove dal 23 settembre si sta svolgendo un referendum sull'”adesione” a Mosca. Un voto definito una “farsa” da Kiev e bollato come illegale dalla comunità internazionale.
“Siamo partiti la sera del 22 settembre per Istanbul e da lì a Mosca. Poi a bordo di un aereo militare abbiamo raggiunto Rostov e poi chi il Donbass e chi, come me, la Crimea”, afferma all’Adnkronos Villani, precisando di aver ricevuto l’invito dal Center for International Interaction and Cooperation con sede a Mosca tramite un documento firmato dalla “direttrice” Maria Prokofieva e datato 20 settembre. Gli osservatori non hanno ricevuto denaro dai russi, che hanno provveduto ai costi del soggiorno, prosegue la giornalista del settimanale ‘L’Ortica del Venerdi’.
Alloggiati in un hotel in centro a Simferopoli, la principale città della Crimea, la giornalista spiega che a coordinare il gruppo degli osservatori è stato Vito Grittani, noto come “ambasciatore italiano presso l’autoproclamata Repubblica di Abkhazia”, riconosciuta al momento da cinque Paesi al mondo. “Per due giorni abbiamo seguito le operazioni di voto spostandoci tra la Crimea, dove hanno votato i profughi russi, e Zaporizhzhia, due territori divisi da posti di blocco ai quali i russi controllano i passaporti”, aggiunge la giornalista, che racconta di aver avuto “paura” di subire attacchi delle forze ucraine.
“Venti persone sono morte durante l’organizzazione del referendum. Con noi c’erano sempre un paio di soldati per la nostra sicurezza”, dichiara Villani, che parla quindi di quello che ha visto, puntualizzando che il suo compito, e quello dei suoi “colleghi”, non è stato quello di “certificare” il voto.
“Sono venuta a titolo personale per vedere con i miei occhi quello che sta succedendo”, dice la giornalista, che alla domanda se non ritenesse di legittimare, con la sua sola presenza, un referendum per l’annessione di territori presi con la forza, replica: “Siamo osservatori ufficiosi, non certifichiamo nulla. I russi ci hanno solo fatto riempire un questionario e c’erano persone da tutto il mondo, dallo Zimbabwe alla Cina, dal Brasile all’Egitto”.
Villani, che in Italia ha più volte svolto il ruolo di presidente di seggio, parla poi del processo elettorale, che definisce “anomalo”, pur rimarcando la “notevole organizzazione”. Innanzitutto, “si vota per casa per casa. I funzionari si presentano con le urne trasparenti a tracolla ai domicili delle persone che sanno essere russe e fanno votare con la penna invece che con la matita indelebile. Dopo fanno anche firmare un registro agli elettori”.
La giornalista, secondo cui i risultati ufficiali verranno rivelati il 30 settembre quando è atteso anche un nuovo discorso del presidente Vladimir Putin, sostiene di non aver visto nessuno votare “sotto minacce. Anzi ho visto persone che mi sembravano felici, orgogliose di votare sì all’annessione”.
Villani, che si trova attualmente a Mosca, durante la sua visita ha incontrato il governatore nominato dai russi di Melitopol ed altri funzionari. “In alcuni seggi – specifica – si stava più attenti al voto segreto, in altri meno”. Ma come si può votare in territori conquistati con la forza delle armi? “Io guardo allo stato di fatto – conclude – Zaporizhzhia, o meglio una parte della regione, dal 2 marzo è sotto il controllo russo”.