“Quando tracciamo una linea rossa, dobbiamo farla rispettare. Quando facciamo un impegno, dobbiamo onorarlo. Le autocrazie prosperano sfruttando la nostra esitazione. Dovremmo evitare l’ambiguità, per non pentirsene in seguito”. Lo dice con chiarezza il premier Mario Draghi, nel suo primo intervento a New York in quella che segna la sua trasferta più lunga nelle vesti da presidente del Consiglio. Domani il premier interverrà all’Assemblea delle Nazioni Unite, ma alla vigilia dell’Unga è arrivato in serata al Perrine di New York -in smoking, il dress code richiesto per l’occasione- per ricevere il ‘World Statesman Award’.
A consegnargli il premio è un pezzo da novanta, l’ex Segretario di Stato americano Henry Kissinger, mentre in sala arriva anche il messaggio di congratulazioni del Presidente statunitense Joe Biden, che gli riconosce di essere “stato una voce potente nel promuovere la tolleranza e la giustizia”, ringraziandolo per la sua leadership.
Draghi ha detto che “solo la cooperazione globale può aiutare a risolvere i problemi globali”. Eppure, riconosce Draghi, oggi il mondo si trova a fronteggiare una sfida enorme. “L’invasione russa dell’Ucraina rischia di inaugurare una nuova era di polarizzazione, che non vedevamo dalla fine della Guerra Fredda”. Per questo, “la domanda su come affrontiamo le autocrazie definirà la nostra capacità di plasmare il nostro futuro comune per molti anni a venire”. (adnkronos)