Trentino, sospesi altri 100 sanitari non vaccinati. Nuovi infermieri da Albania, Ucraina e Sud America

infermieri e medici sanitari non vaccinati

TRENTO. Gli infermieri sono introvabili e la situazione ha costretto anche le Rsa del Trentino a guardare oltreconfine con l’arrivo sul nostro territorio di personale dall’estero. I costi possono lievitare ma per arginare il problema si fa l’impossibile. C’è chi è arrivato dall’America del Sud chi dai paesi dell’Est. Personale formato che viene inserito con la massima attenzione nelle Case di Riposo per riuscire a portare avanti i servizi essenziali. LO SCRIVE  https://www.ildolomiti.it

La richiesta, ovviamente, è destinata ad aumentare tenendo conto del fatto che continuano anche le sospensioni del personale sanitario che non si è ancora vaccinato. Molti infermieri che nel corso di scorsi mesi erano rientrati al lavoro dopo aver ottenuto l’immunità per malattia, ora che sono passati 180 giorni continuano a non volersi vaccinare e vengono quindi nuovamente sospesi.

GLI INFERMIERI

L’Ordine degli infermieri nella seduta del 6 settembre ha deciso la sospensione di 125 infermieri. Negli scorsi giorni circa una trentina di provvedimenti sono stati revocati e le nuove sospensioni effettive rimangono quindi circa un centinaio.

“Per chi aveva nella piattaforma nazionale Digital Green Certificate il semaforo rosso perché non in regola con la vaccinazione -spiega a il Dolomiti il presidente dell’Ordine degli Infermieri Daniel Pedrotti – a giugno abbiamo inviato la lettera di invito a presentare la documentazione dell’assolvimento dell’obbligo vaccinale come prevede la legge. Nella seduta della scorsa settimana abbiamo poi provveduto a deliberare le nuove sospensioni”.

Le situazioni che si sono venute a creare sono essenzialmente due: da un lato infermieri che non hanno ancora somministrato la terza dose e dall’altro infermieri che dopo essere stati positivi a SARS CoV-2 hanno trascorso i 180 giorni previsti e non si sono vaccinati. “Delle nuove sospensioni – spiega Pedrotti – una cinquantina sono colleghi che lavorano in azienda sanitaria, qualche professionista in RSA , una parte che opera in strutture private o come liberi professionisti e infine anche alcuni infermieri pensionati”.

L’impatto di queste sospensioni sui servizi, al momento è limitato ma, spiega Pedrotti, “rimane ovviamente il fatto che queste sospensioni vanno ad aggiungersi a quelle già in essere. Le dotazioni del personale sanitario sono tirate all’osso, in particolare in alcuni contesti assistenziali sono sottodimensionate come nelle RSA e quindi la situazione rimane delicata. E’ necessario, sicuramente, come più volte rappresentato e sostenuto dall’Ordine con specifici documenti un potenziamento associato alle strategie proposte per far tornare la professione infermieristica attrattiva”.

LE CASE DI RIPOSO

La situazione delle Rsa in Trentino, dal punto di vista del personale rimane ancora molto delicata. Sono diverse le strutture che si trovano con numeri al limite e il peso su chi lavora si fa sempre più sentire. Negli ultimi mesi, però, Upipa ha deciso di seguire una strada che già altre strutture stanno seguendo in altre regioni d’Italia. Quello di rivolgersi a delle agenzie per il reclutamento di personale dall’estero.

“Ci siamo attivati – ha spiegato a il Dolomiti la presidente di Upipa, Michela Chiogna – con delle agenzie di reclutamento dall’estero perché questo è un possibile canale visto che in Italia infermieri non si riescono a trovare. Quando arrivano ovviamente viene impostato anche un periodo di affiancamento per la lingua”. In questo momento sono circa una decina gli infermieri arrivati dall’estero e inseriti nelle strutture. Ci sono infermieri dal Paraguay, dall’Ucraina e anche dall’Albania. La ricerca ovviamente va avanti perché sono figure molto importanti all’interno delle Rsa.

Il tema del personale è proprio uno di quelli che le Rsa vorrebbero discutere con la Provincia assieme a quello dell’emanazione delle nuove direttive riguardanti il 2023 che si chiede avvenga in tempi brevi e non a dicembre. Su questi aspetti ha lavorato nel corso dell’estetate la consulta dei direttori Upipa per essere poi pronti al confronto con la Provincia. Confronto che però non è ancora fatto.

“C’è il tema del rafforzamento del personale sanitario – spiega la presidente Chiogna – e su questi aspetti abbiamo anche discusso con la Cisl tanto che esiste un protocollo che però è rimasto ad oggi fermo. Esiste anche un problema che andrebbe risolto che è quello dell’impossibilità da parte delle Rsa di poter far lavorare medici specializzandi. E’ una limitazione enorme in un momento di carenza come quello che stiamo vivendo”.

Le richieste di incontro dell’Upipa con la Pat hanno l’unico obiettivo di non arrivare a fine anno con problemi sempre più grossi. “Non vogliamo arrivare ad una situazione drammatica sul personale e doverci trovare a discuterne a dicembre – conclude Chiogna- ed è per questo che vogliamo affrontare adesso la questione. Non possiamo rimanere in camera d’attesa per mesi”.