(www.today.it/economia) – “Sei ancora vivo? Dimostramelo”, chiede l’Inps agli italiani che hanno deciso di spendere altrove il proprio trattamento pensionistico. Chi non lo fa entro il termine fissato, perde la pensione tra qualche mese. Molti dei pensionati italiani residenti all’estero, infatti, dal 14 settembre dovranno segnalare all’Inps di “essere ancora in vita” per poter continuare a riscuotere l’assegno mensile. La platea interessata è formata dalle persone che vivono in Europa (tranne quelli che si trovano negli stati della Scandinavia e di alcuni paesi dell’est del vecchio continente), in Africa e in Oceania. Parliamo di circa 326mila pensioni pagate in 165 paesi, per un totale di quasi 1,4 miliardi di euro.
I pensionati che devono dimostrare di essere vivi
I controlli dell’istituto nazionale di previdenza sociale sulle pensioni dei residenti all’estero sono stati avviati ufficialmente lo scorso febbraio, e adesso è cominciata la seconda fase dell’accertamento generalizzato dell’esistenza in vita, che l’Inps tiene ogni anno. Per il 2022-2023 le verifiche affidate a Citibank N.A., la banca che si occupa dei pagamenti all’estero per conto dell’Inps, saranno però più rigorose: a tappeto e non più scaglionate nel tempo. Viste le oggettive difficoltà di avere informazioni aggiornate sui cittadini che sono residenti fuori dall’Italia e godono di un trattamento previdenziale, la procedura di richiesta dell’esistenza in vita serve all’Inps per verificare gli aggiornamenti dei propri elenchi ed evitare, in caso di decesso di un pensionato, di continuare ad erogare regolarmente l’assegno mensile.
L’istituto di previdenza ha spiegato che Citibank curerà “la spedizione delle richieste di attestazione dell’esistenza in vita, che saranno da restituire alla banca entro il 12 gennaio 2023”. In caso di mancato completamento della procedura, l’assegno di febbraio 2023 “sarà saldato in contanti presso le agenzie Western Union del paese di residenza”. E se entro il 19 febbraio 2023 la riscossione personale non avvenisse e non fossero completate le procedure di attestazione dell’esistenza in vita, l’Inps fa sapere che il pagamento della pensione sarà sospeso a partire dalla rata di marzo 2023.
Gli aumenti delle pensioni da ottobre
Va precisato che oltre alla riscossione personale, i pensionati hanno altri modi per poter completare la verifica richiesta dall’istituto: possono rispondere per via cartacea, con il modulo inviato da Citibank compilato e firmato da un rappresentante di un’ambasciata o consolato italiano o un’autorità locale abilitata. Ed è possibile anche rispondere tramite il sito web della banca. Sono programmati anche alcuni controlli per non erogare pagamenti indebiti: le richieste di accertamento, quindi, potrebbero essere ricevute “indipendentemente dalla propria area geografica di residenza o domicilio”, specifica l’Inps.
Un po’ di numeri sui pensionati all’estero
Ma quanti sono e dove vivono i connazionali (e non) che hanno lasciato l’Italia dopo aver smesso di lavorare? Quello dei pensionati che decidono di emigrare all’estero è un tema di grande attualità. Questi si possono suddividere in tre grandi categorie: gli immigrati che, conseguito il diritto alla pensione, decidono di far ritorno nel loro paese; i genitori di persone emigrate che decidono di raggiungere i figli per aiutarli nella gestione dei nipoti o, più semplicemente, per evitare il senso di solitudine; infine chi lo fa per conseguire vantaggi economico-fiscali previsti da alcuni paesi. A questi vanno poi aggiunti quei casi sporadici di cittadini che emigrano semplicemente perché cercano luoghi più esotici o maggiormente confortevoli rispetto alle esigenze personali.
Le pensioni pagate all’estero rappresentano il 2,4% del totale erogato dall’Inps, e sono circa 326mila: gli importi mensili più ricchi variano da un lordo di 4.240 euro, tra chi ha scelto di vivere in territorio portoghese, e 3.800 euro in media per chi ha scelto quello tunisino. Proprio Portogallo e Tunisia, insieme alla Spagna, sono le mete preferite di chi decide di lasciare l’Italia per godersi la pensione con una tassazione più clemente. Secondo i dati aggiornati della fondazione Migrantes, dal 2017 al 2021 i pensionati italiani che hanno deciso di spostarsi verso Lisbona e dintorni sono più che triplicati, passando da 994 a più di 3.500. E superano i 10mila se uniti a chi ha scelto la Spagna.